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sinistra

Carola e Matteo: il teatro sul mare

di Piotr

BUFALA foto di matteo salvini e carola rackete 750x391Una nave della ONG Sea Watch recupera al largo della Libia poche decine di immigrati. Rifiuta l'invito della guardia costiera libica (quella del traballante - e pure fantoccio - Governo di Unità Nazionale di al-Sarraj) a dirigersi verso il porto di Tripoli. E' il più vicino, ma va da sé che non è il più sicuro (almeno da un punto di vista politico-militare). E qui iniziano le interpretazioni. Già, perché che cosa significa “più sicuro”?

Non so se vi ricordate, ma il governo spagnolo affermò ai tempi del caso Aquarius che “la Spagna non è il porto più sicuro, perché non è il più vicino, come dovrebbe essere secondo la legge internazionale”. Quindi la qualifica “sicuro” in quel caso era interpretata come un corollario di “più vicino”.

Il capitano tedesco della Sea Watch 3, Carola Rackete, non accetta per via della sua (ovvia e condivisibile) interpretazione del termine “più sicuro”, ma non va nemmeno verso il porto “più vicino” di Tunisi. Punta invece dritta a Lampedusa.

La Sea Watch, come la Sea Eye e poche altre ONG hanno navi che vanno su e giù davanti alla costa libica e sembra che tengano aggiornata la loro posizione su Facebook (non sono riuscito a verificare), che così sarebbe conosciuta dai trafficanti d'uomini che là inviano le loro carrette negriere. Fatto sta che la Sea Watch 3 non ha raccolto “naufraghi”, ma persone che dall'Africa “vogliono” venire in Europa. Non necessariamente in Italia. Ci faremo raccontare da un africano cosa bisogna intendere con quel “vogliono”.

La reazione dell'Europa, in base ai vecchi accordi, è che questi immigrati li deve gestire il porto di prima accoglienza. Ovvero: l'Italia quelli che arrivano via mare (a causa del “più vicino-più sicuro”) e la Grecia per quelli che arrivano via terra. Sì, proprio quella Grecia martoriata dalla Troika a maggior beneficio delle banche tedesche e francesi, che mentre vede il tasso di bambini indigenti salire inesorabilmente deve anche accollarsi masse di immigrati che nessun altro in Europa vuole.

E qui abbiamo allora davanti agli occhi un altro, importante, protagonista del dramma: il penultimo. Perché non esistono solo gli ultimi, gli immigrati che sbarcano clandestinamente, ma anche i penultimi, cioè quelli che vivono sulla terra in cui si sbarca e non ce la fanno.

La sinistra da tempo ha deciso che dei penultimi non si occupa più. Un grande, enorme favore alla destra. Occuparsi di lavoro e disoccupazione, occuparsi di diritti e di welfare è rétro. Chi lo fa, come il Movimento 5 Stelle con il Decreto Dignità e il Reddito di Cittadinanza, magari in modo approssimato e poco organico, cosa non impossibile in questo periodo di caos sistemico e dovendo ripartire dalla desertificazione, è istantaneamente tacciato di essere idiota e/o di privilegiare i maschi bianchi e quindi di essere razzista, omofobo e antifemminista. Ci si deve occupare e preoccupare invece di banche e finanza e per far finta di essere di sinistra, per far finta di non avere tradito del tutto i propri patti costitutivi, si difendono minoranze specifiche, quelle sessuali, ad esempio, e gli “ultimi”, che sono meno dei penultimi. Minoranze che vengono in questo modo sovraesposte da un aggressivo apparato di marketing e propaganda politica, cosa di cui non hanno assolutamente bisogno e che le danneggia.

Ritorniamo allora al nostro capitano Carola Rackete che non ha raccolto naufraghi ma persone decise ad emigrare in Europa. Lei lo sa, è lì per quello e quindi punta dritta su Lampedusa.

La Guardia Costiera fa sbarcare subito i bambini coi genitori e le persone con problemi di salute. Rimangono 42 emigranti a bordo. Un nulla. Ma su questo nulla Carola Rackete e Matteo Salvini imbastiscono il loro teatro sul mare, in nome di “principi” contrapposti.

La Sea Watch ha deciso che tra tutti i Paesi europei deve forzare la mano proprio all'Italia. E' un evidente obiettivo politico. Carola Rackete giustifica la sua testardaggine lampedusiana asserendo che l'Olanda, sotto la cui bandiera la Sea Watch 3 gira per il Mediterraneo, non ha accolto le sue richieste. Da ieri sappiamo che è una bugia: il Segretario di Stato olandese per l'Immigrazione, la signora Broekers-Knol, ha dichiarato ieri ufficialmente che la Sea Watch 3 non ha mai fatto nessuna richiesta all'Olanda.

Perché questa bugia? Perché l'obiettivo è sempre e solo stata l'Italia. Un obiettivo politico, come si diceva.

Matteo Salvini non crede alla sua fortuna. Anche lui ha un obiettivo politico uguale e contrario e lo gioca a maggior gloria sua (gloria che otterrà, o sì che la otterrà) e delle manovre sulle nomine che si sono aperte nella UE che lo vedono contrapposto al nucleo teutonico della UE (l'obiettivo politico più grande – sarà una coincidenza?). E qui ricordo ancora una volta un dato di fatto: Salvini gioca la carta sovranista alleato degli USA e contro la Germania, sperando così che il nostro Paese riottenga un posto al sole (cosa che io dubito). La Germania lo sa ed è nei suoi interessi indebolire il governo italiano a trazione leghista. La partita è dunque complessa e, soprattutto, internazionale.

La partita è internazionale così come il teatro sul mare.

Il capitano Rackete sa quello che deve fare (per obiettivi politici che soggettivamente possono anche essere diversi - e magari più nobili - da quelli che ha in testa la Merkel). Rimane al largo di Lampedusa per 14 giorni. In quel lasso di tempo avrebbe potuto raggiungere qualsiasi altro Paese europeo (o anche Israele, ma sapeva che lì sarebbe stata accolta con le cannonate vere), ma lei sa quello che deve fare. Ricorre al TAR che le dà torto. Allora ricorre alla Corte Europea dei Diritti Umani, che le dà torto. Allora decide di attraccare con la forza nel porto di Lampedusa speronando una motovedetta della Guardia di Finanza (il video della manovra di speronamento ha fatto il giro del mondo e lei “ha chiesto scusa” - ma la sua ONG no: ha accusato la Guardia di Finanza).

Diventa seduta stante un'eroina della sinistra, quella sinistra che nulla ha mai detto sulla distruzione della Libia ordita a tavolino (anzi, era d'accordo, vedi la Rossanda), così come nulla ha da dire sul tentativo di ripetere il crimine in Siria. Quella sinistra che ha istigato e appoggiato lo smembramento del Sudan (uno stato “troppo grosso”, cosa non ammessa dalla dottrina Brzezinski) e la sua caduta in un'infernale serie di guerre civili. Quella sinistra che quando ha da dire qualcosa sul land grabbing in Africa, spesso idrofago, tipicamente sottolinea il ruolo della Cina, per nascondere che dovrebbe invece parlare anche di USA, UK, Arabia Saudita, Corea del Sud, Emirati Arabi, India. Olanda e USA. Quella sinistra che nemmeno si accorge che 1.200.000 tonnellate di indumenti usati che caritatevolmente, col cuore in mano, inviamo in un anno in Africa hanno rovinato l'industria tessile locale (provate a pensare quanto pesa una camicia o un paio di calzoni, al prezzo inesistente e al fascino di vestiti di foggia occidentale).

Quella sinistra a cui è volutamente sfuggita tutta quella parte dei decreti sicurezza che apparecchia uno stato di polizia per i penultimi (e per gli ultimi che si saranno integrati coi penultimi - una stima dice che non è più del 3% di chi sbarca).

Ogni dramma vuole un protagonista e un antagonista. Carola Rackete e Matteo Salvini si giocano e si contendono i ruoli. Il tutto sulla pelle di 42 persone che, in un certo senso, erano su quella nave per uno sfortunato caso.

Già, perché infatti, mentre la nuova santa subito della sinistra e il vecchio volpone di destra si rubavano il ruolo di protagonista a vicenda, a Lampedusa ci sono stati sette sbarchi per un totale di 236 persone, senza che nessuno si occupasse di loro (se non la Guardia Costiera e i centri di accoglienza).

L'osservatorio di Renato Mannheimer ci dice che Salvini è destinato a vincere politicamente anche questa partita, al di là dei sondaggi giornalieri:

I risultati dalle ricerche sono eloquenti: se diversi anni fa prevaleva l'atteggiamento di apertura e grossomodo la metà degli intervistati dichiarava addirittura di approvare l' idea di 'accogliere tutti gli immigrati' oggi questa percentuale è drasticamente crollata, sino a diminuire a meno del 20%. E si è di converso fortemente accresciuta la quota di chi dice che 'dobbiamo respingerli tutti' o, come sostiene la maggioranza relativa, che 'dobbiamo accettare solo i profughi da guerre o eventi naturali e respingere tutti gli immigrati per motivi economici'. Insomma, siamo diventati sempre più contrari a nuovi arrivi (e alla permanenza degli irregolari) o, per alcuni, quantomeno molto più selettivi”.

A sinistra per fortuna qualcuno ha iniziato un ripensamento. Come Federico Rampini che ricorda che “nella storia sono sempre stati gli industriali, i ricchi, a volere frontiere aperte, sia per gli scambi commerciali, sia per la manodopera a basso costo”. O come Nicola Quatrano, ex pm della Tangentopoli napoletana degli anni '90, collaboratore dell'Osservatorio Internazionale per il quale offre assistenza legale gratuita ai perseguitati politici e religiosi del Nordafrica, la pensa così:

Da uomo di sinistra dico che è sconfortante l'incapacità della sinistra di proporre un ragionamento sensato sui temi della gestione dei flussi migratori limitandosi a fare il tifo da stadio pro-capitana e contro Matteo Salvini, sulla pelle dei poveri 42 profughi […] La sinistra ha sbagliato nell'ergere a ruolo di eroina una ragazza che ha compiuto un ricatto, compatibile con la mission della sua Ong e basta: prendere i profughi e portarli in Italia, e solo in Italia. Lo hanno deciso loro, quelli della Sea Watch, e basta. Contribuendo anche loro a mettere a repentaglio la vita dei 42 profughi […] Temo che questa vicenda abbia fatto guadagnare a Salvini molti punti percentuali in più nei consensi. La risposta ai temi complessi della gestione dei flussi migratori non può essere l'accoglienza tout court e basta. Nessun Paese al mondo può dire Venite tutti qui, per la semplice ragione che non è possibile. Bisogna riaprire una vertenza con l'UE, ridiscutere la redistribuzione dei migranti, e una trattativa seria non si può aprire attraverso ricatti e ricattini,  forzando i blocchi tra gli applausi dei parlamentari Pd".

Sabato scorso a Milano è sfilato il Gay Pride. A parte il fatto che moltissimi omosessuali non ci vanno per principio, sia perché si ritengono, giustamente, persone normali sia perché è in definitiva essenzialmente un grosso evento di marketing (che entusiasma le multinazionali e le grandi aziende, et pour cause – entusiasmava anche Rudolph Tolleranza-Zero Giuliani, il “Salvini” di New York) con punte anche volgari, come è spesso volgare il marketing, a parte ciò è da notare che quella sfilata era caratterizzata anche da striscioni pro Carola Rackete.

CVD. Come volevasi dimostrare. Un popolo della sinistra festoso che sfila verso l'irrilevanza (sfarzosa) gettando nell'irrilevanza anche gli ideali di cui si pavoneggia. E questo, come ripeto da sempre, è il lato più triste, e anche più pericoloso, del fenomeno, perché le generazioni future faranno una fatica infernale per riscattarli.

Avevo detto che alla fine avrei lasciato la parola ad un africano che conosce l'Africa e le persone che da lì vengono in Italia. Eccolo (è il video più recente di Mohamed Konarè, ma vi consiglio anche gli altri):

https://www.youtube.com/watch?v=MjGfcTpBf7E

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Comments

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Ennio Abate
Tuesday, 09 July 2019 11:52
A Mario M

Quello che scrivi prova la sua caparbietà o, se proprio, la sua determinazione a sfidare soprattutto Salvini. Non che sia "delinquente" né che che la sua azione sia " in accordo e coordinazione con qualche agenzia segreta oltralpe, per destabilizzare il nostro paese".
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Mario M
Tuesday, 09 July 2019 09:47
Quoting Ennio Abate:
A Mario M

"Prove non ne ho, e forse non le avremo mai.".

Quindi che senso ha mettere in giro sospetti del genere?

Leggo nel testo dell'articolo: "Il capitano Rackete sa quello che deve fare ... Rimane al largo di Lampedusa per 14 giorni. In quel lasso di tempo avrebbe potuto raggiungere qualsiasi altro Paese europeo ... ma lei sa quello che deve fare. Ricorre al TAR che le dà torto. Allora ricorre alla Corte Europea dei Diritti Umani, che le dà torto. Allora decide di attraccare con la forza nel porto di Lampedusa speronando una motovedetta della Guardia di Finanza (il video della manovra di speronamento ha fatto il giro del mondo e lei “ha chiesto scusa” - ma la sua ONG no: ha accusato la Guardia di Finanza)."

Carola ha anche mentito, come riportato nell'articolo, a sua difesa si è mosso anche il presidente tedesco. Cosa occorre di più?
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Ennio Abate
Tuesday, 09 July 2019 08:34
A Mario M

"Prove non ne ho, e forse non le avremo mai.".

Quindi che senso ha mettere in giro sospetti del genere?
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Mario M
Monday, 08 July 2019 19:06
Forse non ne è consapevole, ma Carola mi pare agisca da delinquente, in accordo e coordinazione con qualche agenzia segreta oltralpe, per destabilizzare il nostro paese.
Prove non ne ho, e forse non le avremo mai.
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Ennio Abate
Monday, 08 July 2019 16:58
a Piotr

Per quel poco che conosco di te e della passione critica che ti muove, mai mi permetterei di trarre conclusioni affrettate sul tuo lavoro e impegno da un articolo. Anche quando non condividessi le tue posizioni politiche. Abbiamo davvero bisogno di intelligenze critiche che rompano gli stereotipi contrapposti.
Un'ultima breve osservazione su questo punto: "Ti potrei raccontare di lotte in India, che ho sostenuto, ad esempio contro una determinata multinazionale estrattiva e che poi ho scoperto essere (anche) sostenute da una multinazionale concorrente. ".
Contro la rassegnazione o la disperazione che scoperte del genere suscitano ho sempre utilizzato un motto di Brecht:

Anders als die Kämpfe der Höhe sind die Kämpfe der Tiefe!
 (Diverse dalle lotte sulle cime sono le lotte sul fondo![1]).

[1] Dal frammento La bottega del fornaio

E pensato a Madre Courage. Ecco vorrei che Carola Rackete a lei somigliasse. Ma non ne sono certo.
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Piotr
Monday, 08 July 2019 15:38
Caro Ennio,
della foto di accompagnamento del mio post non sapevo nulla. Non è opera mia e non mi piace.
Ribadisco che la Rackete poteva agire in altro modo ma ha scelto quella condotta per un obiettivo politico anche sulla pelle dei 42 emigranti rimasti a bordo per 14 giorni.
Che porti come quelli tunisini che hanno visto nei primi 4 mesi di quest'anno 2 milioni di turisti (dati Ansa resi noti per altri motivi) siano stati da lei considerati “insicuri” dice con sufficiente chiarezza che il suo intendimento non era salvare dei naufraghi ma portare queste persone in Europa e in particolare sfidare Salvini.
Al di là della brevità, ho sufficiente esperienza di paesi del Sud del mondo per parlarti di “complementarità” e di “bipolarismo” anche delle missioni più nobili. E' una cosa che rende molto difficile prendere posizioni nette. Ti potrei raccontare di lotte in India, che ho sostenuto, ad esempio contro una determinata multinazionale estrattiva e che poi ho scoperto essere (anche) sostenute da una multinazionale concorrente. Non mi pento di averle sostenute, il cuore mi diceva di farlo, ma ci sono molte sfumature concrete tra il bianco e il nero che è bene non ignorare per non cadere in trappole o non portare munizioni all'avversario. Che, come sempre, è un avversario di classe.
Complessità? Ti ringrazio del suggerimento di leggere Fagan. Ma fermo restando che quel che scrivo io è di mia esclusiva responsabilità, in realtà fra me e Pierluigi c'è una forte affinità elettiva, una sorta di fratellanza intellettuale e conviviale.

Piotr
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Paolo Selmi
Monday, 08 July 2019 14:55
Cari compagni,
intervengo per aprire un altro fronte: non è un tentativo di sviare i problemi, ma di condividere una riflessione che, a un lettore qualunque del giornale locale, è venuta alla fine di un articolo di cronaca. Vi prego di leggere fino alla fine:
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Lonate Pozzolo
Caianiello e i voti della ‘ndrangheta grazie all’amico Peppino Falvo
Dalle carte dell'indagine della Dda sulla ndrangheta lonatese e dall'inchiesta Mensa dei Poveri, emerge il controllo del politico di Forza Italia sui voti controllati dalla 'ndrangheta

“Il Pm domanda: Caianiello era al corrente dell’appoggio da parte di De Novara?
Risposta di Danilo Rivolta: «Sì. I due fratelli De Novara (entrambi arrestati nell’ambito dell’operazione ella Dda di Milano Krimisa) andavano a trovare a Gallarate Caianiello per il tramite di Peppino Falvo».
Chiede ancora il Pm: «I De Novara cosa hanno chiesto oltre all’assessorato della figlia?»
La risposta di Rivolta: «Volevano entrare in un circuito più ampio che concerneva l’edilizia».”

Lo stralcio sopra riportato fa parte dell’interrogatorio del 19 luglio 2017 in cui l’ex-sindaco di Lonate Pozzolo racconta tutti i rapporti tra politici e malavitosi affiliati alla potente cosca cirotana dei Farao Marincola. Spunta anche il nome di Nino Caianiello, così come spunta il nome del burattinaio dell’inchiesta Mensa dei poveri anche nell’indagine della Dda sulla ‘ndrangheta lonatese. Qui le due inchieste che hanno spazzato via un sistema di potere politico e un sistema di potere mafioso si incontrano e si intrecciano, disegnando uno scenario che sovrappone perfettamente i due piani.

Il ras dei voti di Forza Italia, che ha a suo carico anche un fascicolo per scambio elettorale politico-mafioso, si faceva aiutare dal “caianiellino” di Malpensa, quel Peppino Falvo (foto) che muoveva autobus interi di persone da portare alle convention milanesi dei Cristiano Democratici vicini a Formigoni. L’uomo che si vantava di portare 10 autobus di amici con un solo sms.

Falvo è uno dei tanti frequentatori dell’Hausgarden Cafè di Gallarate, definito da Caianiello “l’ambulatorio” dove passavano tutta una serie di personaggi che dovevano conferire con lui per ottenere posti e prebende in aziende pubbliche e amministrazioni locali.

Caianiello lo dice in un’intercettazione: «Devo vedere Peppino che mi deve dire due cose del giro dei calabresi» – dice a maggio 2018, durante la campagna elettorale per il municipio di Lonate Pozzolo, e Peppino arriva puntuale a rassicurarlo: «Ho parlato con Antonio De Novara (arrestato insieme al fratello Cristoforo nell’operazione di giovedì che ha portato all’arresto di 28 persone) e ho bloccato la candidatura diretta di una di loro. L’ho fatta acchiappare da tutti loro che le hanno detti che si candidava sarebbe uscita dalla famiglia[…]comunque ci siamo Nino, è sotto controllo la situazione».

Un legame, quello tra i De Novara e Forza Italia, che andava avanti da almeno una decina d’anni e che nel tempo aveva permesso a Patrizia De Novara di diventare assessore a Lonate, così come è accaduto con Francesca De Novara con Danilo Rivolta sindaco. La prima era anche stata anche assunta alla scuola di musica Puccini di Gallarate.

Questa volta l’alleanza tra ‘ndrangheta e centrodestra non centra il risultato sperato. Ausilia Angelino, infatti, non vincerà le elezioni e dopo quasi 15 anni di dominio, Forza Italia (e l’alleanza di centrodestra con Lega e Fratelli d’Italia) dovrà cedere lo scettro del comando a Nadia Rosa, in rappresentanza di una coalizione di centrosinistra.

di Orlando Mastrillo
Pubblicato il 06 luglio 201

https://www.varesenews.it/2019/07/caianiello-voti-della-ndrangheta-grazie-allamico-peppino-falvo/836626/

----- fine citazione -----

Ora, questo articolo sconcertante, perché mostra logiche di potere del tutto disarmanti, per come avvengono nel ricco nord e a cui la Lega, nonostante stia cercando di rifarsi una seconda verginità, non è del tutto estranea (vero Fratus?), ha ispirato questo commento in un lettore:

"Scritto da Felice
6 luglio 2019 alle 14:59

Ogni volta che vedete un giovane scartato ad un concorso o peggio, fuggire all’estero non date la colpa a quattro poveri diavoli su di un barcone. Leggete questo articolo, rileggetelo ancora….vi sarà tutto chiaro. Ecco chi ruba quotidianamente il futuro nostro e dei nostri figli. Ecco chi ci umilia."

Ecco, io partirei da questa amara considerazione per riscrivere una diversa priorità di interventi. L'ultimo rapporto ISTAT mostra come, demograficamente, da cinque anni siamo sempre gli stessi, anzi, siamo meno. Anche gli immigrati aspirano a mete più ambite di queste lande abitate dai branchi di sciacalli di cui sopra. Ho visto fare a un medico un'ecografia su una di quelle navi, in un filmato. Ho pensato a quella donna incinta, a dove e in che condizioni stava facendo l'ecografia, a suo marito e a eventuali suoi figli, a chi gliela stava facendo. E mi è venuto in mente "Se questo è un uomo". Di fronte alla dignità umana, il ragionamento "chi fa il gioco di chi", a questo punto, importa poco, anche perché con o senza ONG gli sbarchi avvengono lo stesso. Soprattutto, a me per cui il mio nemico di classe è Caianiello, tutti quei Caianiello che da quasi tre quarti di secolo, poco a poco, han messo le mani su tutto. E con cui i leghisti a Gallarate sono andati in giunta, ben sapendo chi era Caianiello sin dalla prima Mani pulite (1993!), salvo poi prenderne TARDIVAMENTE le distanze quando i PM lo avevano incastrato. Leghisti con cui i pentastellati, anche se ancora nel bel mezzo di una crisi di identità (di lotta? di governo? di lotta e di governo?), di fatto, sono da oltre un anno al governo insieme. E, dietro le quinte di quella penosa rappresentazione scenica di cui ci deliziano ogni giorno all'ora di pranzo e di cena su tutte le reti, i Caianiello ancora a piede libero operano del tutto indisturbati.
Scusate l'intromissione
Paolo
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Ennio Abate
Monday, 08 July 2019 14:47
a Piotr

Carola Rackete non va santificata né mitizzata (non è Antigone), ma un po’ di migranti che rischiavano di morire nel Mediterraneo li ha almeno salvati. Non ci si può fermare a questo perché la questione delle migrazioni è “complessa” e tu, come scrivi, la devi vivere fino in fondo e non puoi far finta di nulla né fingerti un'anima bella? Né vuoi scordare «la complementarità che a volte (per fortuna non sempre) si sviluppa tra anime belle e anime orrende»?
Ma che rispetto si ha della complessità del problema se uno – non so se per scelta tua o d’altri - accompagna il suo intervento con quella foto manipolata di Salvini e Rackete?
La foto insinua - e in modo più subdolo perché è un’immagine - proprio che quella «complementarità» esiste. Senza alcuna vera dimostrazione.
(Ti ricordi, ai vecchi tempi, la teoria degli “opposti estremismi”cui la tua lettura della vicenda sembra alludere? Ti pare che poteva rientrare nel pensiero della complessità?)

Adesso nel tuo commento neghi l’equiparazione tra Salvini e Rackete. Ma essa, oltre che nella foto, è secondo me suggerita anche con le parole, se hai scritto: «Ogni dramma vuole un protagonista e un antagonista. Carola Rackete e Matteo Salvini si giocano e si contendono i ruoli». E ora rafforzata – sempre senza poter essere spiegata, vista la brevità dell’intervento giornalistico - con altri richiami alla storia (« ruolo sussidiario giocato dalle missioni a favore del colonialismo»; «i Lancieri del Bengala e i missionari anglicani nel Bengala stesso »; iniziative di carità dei cattolici e dei musulmani).

A me è parso di cogliere un po’ dappertutto nell’articolo un uso unilaterale e strumentale del pensiero della ‘complessità’. Uno che davvero avesse voluto muoversi alla luce del pensiero della complessità – lo fa con rigore Fagan, che leggo spesso - non si sarebbe accanito come tu hai fatto soprattutto su “sinistri”. Rackete e Ong. Non avrebbe usato le dichiarazioni di Renato Mannheimer o di Nicola Quatrano per dire ai “sinistri” e proprio una volta tanto che qualcuno di loro si muove o fa finta di muoversi a favore degli immigrati, - che cosa? Di stare attenti perché “fanno il gioco dell’avversario” e perderanno altri voti. Argomenti retorici di questo tipo a me non paiono affatto prova di «distanza critica» .
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Piotr
Monday, 08 July 2019 13:14
Non posso non rispondere a Ennio.
Non ho un odio viscerale per la sinistra. Dovrei avere un odio viscerale per la mia storia, che invece rivendico. Ho altri sentimenti: amarezza, sbigottimento, tristezza. A volte, sì, mi sento tradito e credo con buone ragioni.
Non equiparo Carola Rackete e Matteo Salvini. Sarebbe impossibile, perché è ovvio che ciò che spinge Salvini, cioè la sua ragion di stato, e ciò che spinge la Rackete, la sua ragion umana, non sono cose commensurabili: non possono essere sommate assieme ma nemmeno divise le une con le altre. Mettono in campo sentimenti, ragionamenti, valori, propositi, scopi anche di vita, differenti.
Dovresti sapere bene che ciò che più odio al mondo è il razzismo (anche per questioni personali), ma sarei cauto a definire Salvini un “razzista”, perché non credo che a lui della razza interessi molto (ad alcuni suoi epigoni forse sì, ad altri sicuramente sì e quindi non bisogna abbassare la guardia sui guasti culturali e ideali che la politica salviniana rischia di provocare).
Ora, di fronte alla questione degli immigrati che vogliono entrare in Europa, l'analisi politica e sociale spesso entra in conflitto con valori e ideali. Succede spesso. Succedeva anche quando tutto sembrava più semplice da analizzare, figuriamoci oggi che il caos sistemico rimette in primo piano concetti scabrosi che pensavamo di non dover più usare, come quello di “stato-nazione”, che invece dobbiamo riconsiderare con serietà cercando al contempo di mantenerne una distanza critica e denunciarne la mitologia Blut und Boden ovunque appaia.
Tuttavia questo conflitto ideale, questo vero e proprio bipolarismo politico-valoriale (e sentimentale), è vecchio, non è una novità.
E' così difficile ricordarsi del ruolo sussidiario giocato dalle missioni a favore del colonialismo? Attenzione, non parlo di coordinazione tra intraprese missionarie e imprese coloniali. Sarebbe una sciocchezza, perché la realtà è ben più complessa, così come lo è come il modo in cui pensano le persone e i motivi per cui agiscono. Sto parlando di un ruolo complementare che nessuno storico può smentire. Questo non vuol dire mettere sullo stesso piano i Lancieri del Bengala e i missionari anglicani nel Bengala stesso (anche se non è difficile pensare che il loro comandanti in capo non fossero estranei gli uni agli altri).
La stessa complementarità la troviamo nella Chiesa cattolica (le mense per i poveri non sono ovviamente la stessa cosa dei tribunali dell'Inquisizione) e nel mondo musulmano dove da una parte troviamo attività di welfare e di solidarietà e dall'altra l'islam politico spesso con i suoi eserciti subnazionali al servizio dell'imperialismo.
Ci fosse una consecutio politico-ideale, tutto sarebbe più chiaro e più semplice. Ma non c'è. Raramente c'è e sicuramente oggi no. Tutto invece è molto più complesso. E io questa complessità la devo vivere fino in fondo, non posso far finta di nulla per fingermi un'anima bella che non posso più permettermi di essere: faccio parte di una ONG e di altre comunità che accolgono, faccio quel che posso contro il razzismo, e di aiutare, con medicine ed altro, chi arriva da noi. E Salvini mi fa infuriare. Ma non santifico Carola Rackete e cerco di tenere sempre a mente la complementarità che a volte (per fortuna non sempre) si sviluppa tra anime belle e anime orrende.

Piotr
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Moreno
Monday, 08 July 2019 13:08
Con tutte le critiche che si possono ( e si devono ) fare al PD, alla terza via blairiana, al pensiero unico, alla mutazione neoliberista che a partire dagli anni '90 ha invaso gli ex partiti socialdemocratici etc. etc. ( insomma una storia nota, che va criticata ma che è complessa e non si spiega certo con la categoria del tradimento e del complotto : categorie che ignorano , mistificano, banalizzano e adatte alla forma mentis dell'estrema destra ) .. Ora, premesso questo, io rimarrò sempre ( nei miei ideali, nei miei valori ) di sinistra e schiferò sempre la propaganda rossobruna di questi articoli che vogliono contrapporre i diritti sociali ai diritti civili .
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iskratov
Monday, 08 July 2019 08:47
''... I nuovi padroni del mondo non hanno bisogno di governare direttamente. I governi nazionali sono incaricati di amministrare gli affari per loro conto. Il nuovo ordine è l'unificazione del mondo in un unico mercato. Gli Stati sono solo aziende con manager che governano, e le nuove alleanze regionali sono più simili a delle fusioni di affari che a una federazione politica. L'unificazione prodotta dal neoliberismo è economica; nel gigantesco ipermercato planetario, solo i beni, non le persone, circolano liberamente.
L'Unione europea vive nella sua carne gli effetti della quarta guerra mondiale. La globalizzazione è riuscita a cancellare i confini tra stati rivali, nemici per secoli e li ha costretti a convergere nell'unione politica. Dagli stati nazionali alla federazione europea, la strada sarà lastricata di rovine e rovine, a cominciare da quelle della civiltà europea. (...)
Se le bombe nucleari avevano la funzione deterrente, e coercitiva durante la terza guerra mondiale, le iperbombe finanziarie della quarta guerra mondiale, sono di natura diversa. Servono per attaccare i territori (stati-nazione) distruggendo le basi materiali della loro sovranità e producendo il loro spopolamento qualitativo, l'esclusione di tutti coloro che sono inadatti alla nuova economia (ad esempio, i nativi). Ma allo stesso tempo, i centri finanziari stanno ricostruendo gli stati-nazione e riorganizzandoli secondo la nuova logica: il trionfo dell'economico sul sociale.
...Una delle basi fondamentali del potere dello stato capitalista moderno, il mercato nazionale, viene liquidata dal cannoneggiamento dell'economia finanziaria globale. Il nuovo capitalismo internazionale rende obsoleto il capitalismo nazionale e affama le autorità pubbliche fino alla fame. Il colpo è stato così brutale che gli stati nazionali non hanno la forza di difendere gli interessi dei cittadini.
Il mondo indigeno è pieno di esempi che illustrano questa strategia: il sig. Ian Chambers, direttore dell'Ufficio centrale americano dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), ha affermato che la popolazione indigena mondiale (300 milioni di persone), vive in aree che contengono il 60% delle risorse naturali del pianeta.
Non è quindi sorprendente che diversi conflitti esplodano per conquistare la loro terra (...). Lo sfruttamento delle risorse naturali (petrolio e miniere) e il turismo sono le principali industrie che minacciano i territori indigeni.. . " Dopo viene l'inquinamento, la prostituzione e la droga.
...Il neoliberalismo impone quindi la distruzione di nazioni e gruppi di nazioni per fonderle in un unico modello. È quindi una guerra planetaria, la peggiore e la più crudele, che il neoliberalismo organizza contro l'umanità.
(...)Abbiamo già parlato dell'esistenza, alla fine della terza guerra mondiale, di nuovi territori (gli ex paesi socialisti) da conquistare e altri da riconquistare. Da qui la triplice strategia dei mercati: proliferano " guerre regionali " e " conflitti interni "; il capitale persegue un obiettivo di accumulo atipico ; e grandi masse di lavoratori sono mobilitate. Risultato: una grande ruota di milioni di migranti in tutto il pianeta. " Stranieri " in un mondo senza confini "Secondo la promessa dei vincitori della guerra fredda, soffrono la persecuzione xenofoba, lavoro precario, la perdita di identità culturale, la repressione poliziesca e la fame, quando non li buttiamo prigione o vengono assassinati. L'incubo dell'emigrazione, qualunque sia la causa, continua a crescere. Il numero di persone che riferiscono all'Ufficio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati è letteralmente esploso da 2 milioni nel 1975 a più di 27 milioni nel 1995.

La politica migratoria del neoliberismo mira più a destabilizzare il mercato del lavoro globale che a frenare l'immigrazione. La quarta guerra mondiale - con i suoi meccanismi di distruzione - spopolamento, ricostruzione-riorganizzazione - sta causando lo spostamento di milioni di persone. Il loro destino è quello di vagare, il loro incubo sulle spalle, e di rappresentare una minaccia per i lavoratori con un impiego, uno sorta di spaventapasseri per far dimenticare i padroni e un pretesto per il razzismo....''
il sub-comandante Marcos, Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), Chiapas, Messico agosto 1997, Monde diplomatique
https://www.monde diplomatique.fr/1997/08/MARCOS/4902
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Ennio Abate
Sunday, 07 July 2019 21:52
Davvero difficile non lasciarsi infognare nella situazione bloccata della politica italiana ed europea. La lettura del caso Sea Watch di Piotr mi pare accecata da un odio unilaterale verso i “sinistri” (giustificato per me solo se non diventa viscerale). E’ questo che impedisce di cogliere sia la loro marginalità in questa vicenda sia la portata della sfida politica sia pur embrionale e circoscritta che Sea Wacht ha messo in atto contro la politica razzista di Salvini. Ma fare le pulci solo al comportamento della Ong ed equiparare addirittura Carola Rackete a Salvini mi
pare una mistificazione.
Questa la mia presa di posizione:


Samizdat

OPPOSTE RETORICHE BUONISTE E CATTIVISTE

Capitana... Capitano...Ma dai! Leaderismi del cavolo!

Al posto di una lotta politica vera contro le cause delle migrazioni si preferisce recitare una forma di scontro spettacolarizzato e simbolico sui social. E tifare.

E, invece, che si dovrebbe fare? Ragionare. Costruire progetti politici d'intervento non emergenziali. Che mettano in primo piano i bisogni sia dei migranti che degli strati poveri o impoveriti dalla crisi nei paesi industrializzati.

Tutto lo spazio della riflessione pubblica è saturato dalla propagandistica contrapposizione tra "buonisti e "cattivisti", che se la menano attorno al problema emergenziale dell’accoglienza o del respingimento. E non accennano nemmeno più, appunto, alla questione non emergenziale ma complessiva e tremenda dell’emancipazione [e del] riscatto dai meccanismi stritolanti del mercato capitalistico.

P.s.
Aggiunta forse necessaria in questi tempi..
Sto, comunque, dalla parte della Sea Watch. Gli umani stanno da quella parte. Dall'altra i disumani o gli antiumani o i postumani.
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Ernesto
Sunday, 07 July 2019 15:37
Ogni dramma, ogni spettacolo di teatro è tale se ha a priori un autore. Ergersi ad autore del dramma o dell'opera teatrale a posteriori, ha il solo scopo di approfittare della situazione.
Non solo. Tra il lavoro della capitana e le forze che sostengono il ministro dell'interno le differenze non sono di ruoli, come si sostiene, bensì di rapporti.
Ecco l'ennesima l'interpretazione priva di fondamenti.
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