“Sono nella lista nera di Charlie Kirk”
di Stacey Patton - Vincenzo Morvillo - Alfredo Facchini
Il delirio si è diffuso a livello internazionale, anche se solo nell’Occidente strettamente inteso. L’omicidio a Salt Lake City del giovane influencer “Maga” è stato promosso subito, grazie ai suprematisti bianchi al governo o all’opposizione nel blocco euro-atlantico, ad evento di portata mondiale. Fino a chiedere un minuto di silenzio all’assemblea dell’Onu dove non si riusciva a scrivere la parola “genocidio” nella mozione sulla Palestina.
Il governo nostrano, come sapere, ha colto la palla al balzo per dichiararsi “vittima dell’odio”, nonostante sia sufficiente una rapida scorsa ai morti seminati dai fascisti in Italia, nel solo dopoguerra, per avere un quadro esauriente del background culturale – peraltro rivendicato – del quadro dirigente della destra italica. Nonché dell’abnorme carico “numerico” di omicidi, stragi, attentati verificati giudiziariamente “di matrice fascista”. Con la complicità-copertura di organi dello Stato, certo, ma da loro direttamente compiuti.
Così il giovane bianco suprematista bianco è stato in poche ore elevato a “martire delle idee”, come se avesse promosso un “dialogo socratico” anziché incitare – a volte implicitamente, più spesso esplicitamente – a eliminare chi aveva e professava idee diverse, progressiste, pacifiste, universaliste (che riconoscono cioè l’uguaglianza di tutti gli esseri umani, qualunque sia il colore della loro pelle, il credo religioso o la passione politica).
Le ricostruzioni, le analisi, gli sguardi sulla realtà sociale e ideologica dell'”America profonda” sono diventate una valanga in cui è facile perdersi e cadere ne volgare trucco fascista che descrive le loro “idee” come di pari dignità rispetto a quelle democratiche o d’altra matrice, rivendicando quello spazio che proprio le loro “idee” e soprattutto le pratiche negano agli altri. Chiunque siano.
Abbiamo raccolto alcuni di questi interventi, testimonianze, analisi, iniziando con quella che ci è parsa più significativa dello spirito mortifero suscitato dal fu Kirk nei suoi blog e/o comizi.
Quello di una normale professoressa che si è vista inserire nella “lista nera” stilata dal defunto, diventando rapidamente oggetto non solo di insulti e minacce, ma probabilmente anche di peggio.
Ricordiamo ancora una volta che solo tre mesi fa, il 14 giugno, un killer anti-aborto travestito da poliziotto ha ucciso la capogruppo democratica nel parlamento del Minnesota, Melissa Hortman, e il marito Mark. Giacché c’era, ha ucciso anche il loro cagnolino, indipendentemente dalle sue “idee”. L’uomo, poi arrestato, aveva in tasca una “lista nera” di 45 obiettivi, tutti residenti nella stessa zona.
Il 13 aprile un uomo armato di molotov aveva dato fuoco a una parte della residenza del governatore della Pennsylvania, Josh Shapiro. Nei primi sei mesi del 2025, da quando Trump si è reinsediato alla Casa Bianca, gli attacchi politicamente motivati siano stati circa centocinquanta.
La violenza politica negli Usa è una “specialità” pressoché esclusiva della destra messianica, suprematista e razzista. E non da oggi. Nel 2022 il caso più clamoroso fu l’aggressione in casa di Nacy Pelosi, allora speaker della Camera (l’equivalente del leghista Fontana o dell’ex missino La Russa), democratica, il cui marito fu preso a martellate e ridotto in fin di vita.
Tutti questi episodi, più altri minori, non hanno meritato l’attenzione né di Giorgia Meloni né di altri esponenti della destra italiana o mondiale. Ergo, e senza tema di smentita, c’è un evidente “doppiopesismo”: le uniche vittime che contano sono le proprie, anche quando impresentabili. E’ qui la radice della guerra civile ed incivile che attraversa l’Occidente neoliberista in crisi. Al suo interno e verso fuori.
Ma noi ci siamo completamente dentro.
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La sua cosiddetta “Professor Watchlist” (Lista di Sorveglianza dei Professori), gestita sotto l’egida di Turning Point USA, non è altro che una lista nera digitale per gli accademici che osano dire la verità al potere. Ci sono finita nel 2024 dopo aver scritto commenti che hanno infiammato i fedeli del MAGA. E una volta che il mio nome è stato pubblicato, la macchina delle molestie si è scatenata.
Per settimane la mia casella di posta e la segreteria telefonica sono state inondate. Per lo più uomini bianchi che sputavano veleno al telefono: “troia”, “fga”, “ngra”. Mi hanno minacciato con ogni tipo di violenza.
Hanno sommerso le linee pubbliche dell’università e l’ufficio del rettore con chiamate che chiedevano il mio licenziamento. Il diluvio è stato così incessante che il responsabile della sicurezza del campus mi ha contattata per offrirmi una scorta, perché temevano che uno di questi soldati da tastiera potesse uscire dal suo seminterrato e venire a farmi del male.
E non sono un caso unico.
La Watchlist di Kirk ha terrorizzato legioni di professori in tutto questo paese. Donne, docenti neri, studiosi queer, in pratica chiunque sfidasse la supremazia bianca, la cultura delle armi o il nazionalismo cristiano si è improvvisamente ritrovato bersaglio di abusi coordinati.
Alcuni hanno ricevuto minacce di morte. Ad alcuni è stato minacciato il posto di lavoro. Alcuni hanno lasciato completamente il mondo accademico. Kirk ci ha mandato un messaggio chiaro: di’ la verità e scateneremo la folla!
Questa è la cultura della violenza che Charlie Kirk ha costruito. Ha normalizzato la violenza. L’ha curata, monetizzata e l’ha aizzata contro chiunque osasse smascherare le bugie del suo movimento.
E ora, a seguito della sua sparatoria [Nota: si riferisce alla sparatoria in cui Kirk è rimasto coinvolto, non di cui è autore], c’è tutto questo cordoglio nazionale, momenti di silenzio, mani giunte gialle [riferimento a un gesto di preghiera usato in certi ambienti] e tributi che lo dipingono come un debater civile. Ma la verità è che Kirk e i suoi scherani hanno passato anni a terrorizzare gli educatori, cercando di silenziarci con molestie e paura!
E ora la stessa violenza che ha scatenato contro gli altri gli è ritornata contro, completando il cerchio.
Ma ciò che trovo particolarmente sconvolgente è la dissonanza nel lutto pubblico per un uomo bianco compiaciuto il cui lavoro di vita è stato attivamente ostile verso certi gruppi. Kirk ha passato anni a demonizzare le persone LGBTQ, a deridere i sopravvissuti alle sparatorie, a sputare razzismo sui neri e a spingere per politiche che accorciano letteralmente la vita.
È così rivoltante assistere a un’ondata bipartisan di dolore per questo odioso razzista, come se fosse un servitore della comunità neutrale.
* Stacey Patton – da Facebook
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Un omicidio al termine della notte
E insomma, alla fine della fiera, su Tyler Robinson -colui che ha ucciso nello Utah il megafono dell’ideologia Maga rispondente al nome di Charlie Kirk- di congetture e indiscrezioni ne sono circolate tante.
La versione più plausibile è che fosse repubblicano, amante delle armi e ossessionato da videogiochi e realtà virtuale.
Figlio per di più di un pastore mormone e trumpista, che lo ha consegnato alla polizia. E come i genitori, Tyler aveva frequentato “La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni”. Setta protestante, in parte mormone, che crede in un Cristo risorto che si troverebbe in America.
Chiesa che attende “il raduno delle dieci tribù di Israele” e ritiene che “Sion, la nuova Gerusalemme” sarà costruita negli Usa.
Non si sa se il diligente genitore intascherà, a questo punto, il premio di 100000$. Ma io sarei pronto a scommetterci.
Tuttavia, sui proiettili in dotazione alla sua arma il nerd Tyler pare avesse scritto “Ehi fascista, prendi” e su un altro i versi di “Bella Ciao”. Frasi ad minchiam, mutuate sembra surfando tra le onde della tempesta online.
Ma tanto era bastato a Trump e ai suoi, al di là e al di qua dell’oceano, per identificarlo come radicale di sinistra.
E invece no. Niente omicidio politico. O almeno non come vorrebbero intendere alcuni frettolosi e complottardi commentatori mainstream o da social.
Ora dunque chi glielo dice a Trump, ai Maga e a Maga Meloni? Chi glielo dice a quella zanzara ciarliera di Saviano?
All’ immaginifico Robertino non è sembrato vero infatti di poter ancora una volta tirare in ballo, a pen di segugio, l’estremismo di sinistra e le Brigate Rosse. Un parallelismo sempre verde nella retorica anticomunista del nostro
Proprio lui, sempre così compassato, preciso, contestuale, discernente e storicamente ineccepibile. Sich!
Chi glielo spiega che gli omicidi politici sono una cosa e il gesto isolato un’altra? Chi glielo spiega che la lotta armata, la guerriglia urbana e la violenza di classe sono una cosa (finanche auspicabile in alcuni tornanti storici) mentre uno “sparo nella notte” della società, della cultura e forse della mente è tutt’altro?
Ha ragione il professor Orsini: Kirk è stato assassinato da un fenomeno culturale. Ma personalmente amplierei il concetto.
Ucciso da un avatar. Da un eidola. Da un simulacro. Da un fantasma venuto fuori dalle viscere dello spettacolo virtuale e neoliberista.
Un ingranaggio inceppatosi sulla catena di montaggio del Modo di Produzione Capitalistico.
Spettacolo e ingranaggio, struttura e sovrastruttura di un potere che negli Stati Uniti trova la sua più lugubre incarnazione e rappresentazione.
Tyler è l’ipostasi di quel crepuscolo capitalistico giunto ormai sull’orlo del precipizio. Dove la post post post modernità ha confuso tutto.
Analisi fattuale e Opinione. Verità e Mistificazione. Storia e Narrazione. Informazione e Propaganda. Politica e Religione. Fanatismo e Ideologia. Realtà e Spettacolo. Umanità e Merce. Comunismo e Nazismo. Fascismo e Libertà. Fascismo e Democrazia.
Quella paradossale “libertà di fascismo democratico” di cui Kirk era la voce più ignobile. Quella assurda “libertà di fascismo democratico” che la sinistra ha ormai sussunto da tempo, portandone a compimento il processo con la guerra in Ucraina, il Rearm e la complicità con Israele.
Tyler -come Kirk d’altronde- è il prodotto assolutamente logico di questo sistema-mondo. E di questo Occidente.
Il cui viaggio sembra giunto al termine della notte.
Vincenzo Morvillo
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Kirk e l’ internazionale nera
Donald Trump ha parlato subito dopo l’assassinio di Charlie Kirk: «Non si può sostituire Charlie, era unico. La colpa va al radical left.»
Il copione è sempre lo stesso: non un presidente che cerca di ricucire, ma un capopopolo che soffia sul fuoco. Vittimismo elevato a sistema, che diventa il carburante di tutta la macchina propagandistica.
Poi arriva Benjamin Netanyahu, che in un’intervista a Fox News paragona Kirk al fratello Yoni, caduto a Entebbe: «Charlie era un eroe delle nostre radici e della nostra cultura condivise. Penso a mio fratello per tutta la vita e penserò a Charlie per tutta la vita.» E rincara: «Gli islamisti radicali e gli ultra-progressisti, stanno usando la violenza per abbattere i loro nemici.»
E in Italia, Giorgia Meloni non poteva mancare al coro. Scrive su Fb: «Questi sono i sedicenti antifascisti. Questo è il clima, ormai, anche in Italia. Nessuno dirà nulla, e allora lo faccio io. Non ci facciamo intimidire.»
Anche qui la tecnica è identica: presentarsi come bersaglio, denunciare un clima d’odio mentre si governa con manganelli e decreti liberticidi. Una foto ribaltata e un numero rosso diventano l’occasione per recitare la parte della perseguitata.
Ma chi è Charlie Kirk, il nuovo santo dell’ internazionale nera. Le sue frasi parlano da sole: il “privilegio bianco” è per lui una “bugia razzista”. George Floyd? Una “feccia”. Martin Luther King? “Un uomo orribile uomo”. Il Civil Rights Act del 1964? “Un enorme errore.” E, come ciliegina ideologica, la dichiarazione che lo lega a doppio filo con Netanyahu: «Sono molto filo-israeliano, sono un cristiano evangelico, un conservatore, un sostenitore di Trump, un repubblicano, e per tutta la mia vita ho difeso Israele.»
Questa è la materia grezza con cui si costruisce l’eroe: razzismo, revisionismo storico, filo-sionismo militante. Veleno ideologico.
Trump, Netanyahu, Meloni, Kirk: quattro voci, un’unica partitura. La retorica del nemico interno, il culto della vittima, la manipolazione costante della realtà. Si fingono assediati mentre esercitano potere, si proclamano perseguitati mentre perseguitano, si ergono a difensori della civiltà mentre ne corrodono le basi.
Gente pericolosa. Ma altrettanto pericolosi sono quelli che, qui da noi, affermano che “ha stufato questo antifascismo senza fascismo”: sono gli utili idioti che spianano la strada al ritorno del peggio del peggio. Perché la Meloni non è fascista. È fascistissima.
Alfredo Facchini
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Da ore assistiamo alla solita squallida e ignorante manovra: Lega e FdI provano a trasformare Tyler Robinson, il 22enne che ha confessato di aver ucciso Charlie Kirk, in un fantoccio da esibire come “simbolo dell’odio di sinistra”.
C’è chi arriva a scrivere che la sinistra sarebbe addirittura “la mandante morale” dell’omicidio.
Il tutto perché su un proiettile era incisa la scritta “Bella ciao”.
Un pericoloso odiatore, come il Presidente Israeliano che faceva le scritte sui missili da spedire sui civili a Gaza, avete presente, quello con il quale il fratello di Piersanti Mattarella e Leone han fatto handshake?
Bene. La verità è molto diversa.
A parte che “Bella ciao” ormai la cantano cani e porci, persino la si sente ai raduni del PD, quindi di quale sinistra parliamo?
Poi, Robinson non era “di sinistra”, non lo è mai stato. Nemmeno della sinistra all’acqua di rose americana “democratica”.
La sua famiglia è repubblicana da sempre, il padre è un trumpiano convinto e i compagni di scuola ricordano che “era un giovane timido e taciturno che al liceo sosteneva Donald Trump”. La nonna del ragazzo ha dichiarato di non conoscere nessuno in famiglia che sia “democratico” (nel senso di partito…)
In ogni caso, Tyler non ha mai votato, non ha mai avuto alcuna appartenenza politica registrata. Un “extraparlamentare di sinistra”? No: un videogiocatore compulsivo.
Infatti:
Quelle scritte sui bossoli non hanno nulla a che vedere con la sinistra, ma con l’universo dei videogiochi e dei meme online.
“Bella ciao” non è l’inno della nostra Resistenza (btw, inventato a posteriori a Resistenza finita: fascia, se le cose non le sai, SALLE): era una citazione ripresa da un videogioco. Tradotto in linguaggio per noi boomers: “Ciao Bello, bèccate questo”. Mio figlio, 17enne, mi ha confermato ridendo (poi, saputo il contesto, ha smesso di ridere).
L’iscrizione “notices bulge OwO What’s this?” è un vecchio meme dei roleplay Furry, diffuso anni fa su internet, che prende in giro il linguaggio di quelle community appassionate di animali con sembianze umane.
E la sequenza “ Hey fascist! Catch!” è un riferimento diretto a Helldivers 2, un gioco satirico in cui i giocatori combattono per una finta democrazia che in realtà è una dittatura militare. I “fascisti” sono i nemici del videogioco, e la frase non è altro che il comando per sganciare una bomba.
Siamo davanti, dunque, a un ragazzo disturbato che ha inciso meme e citazioni nerd di videogiochi “sparatutto” su proiettili di purtroppo vere armi.
Non a un militante della sinistra mondiale.
Dovrà comunque rispondere di quanto ha fatto: non è che spari e uccidi una persona così, gratis: fossi nei suoi avvocati la butterei sulla seminfermità mentale, poi, fatti loro.
Gira su Tyler Robinson la definizione di Groyper. Di nuovo ho chiesto al teenager: dicesi di un fanatico fascista che fa fuori altri fanatici fascisti, perché non sono abbastanza fanatici e non sono abbastanza fascisti. Dice che ne era pieno il Campidoglio durante il famoso assalto degli ultras trumpiani. Io, relata refero.
Torniamo agli squallori nostri. La favola della “sinistra mandante morale” è solo un’arma retorica, squallida e vergognosa, usata per scaricare sull’avversario politico la responsabilità di un dramma, che invece nasce dall’accesso incontrollato alle armi. In una società violenta e ormai in completo disfacimento morale come quella statunitense.
Trump, da buon papà comprensivo ed empatico, dice: “Spero nella pena di morte”. Io no, né per quel ragazzo, né per voialtri.
Non hanno limiti all’indecenza.
[Cit. in gran parte da Abolizione del suffragio universale, mod. da Massimo Zucchetti]
Ma quanto ti piace questo razzismo e il suo 'pensiero'?
Mi aiuti a capire che ci stai a fare in un sito che si ispira al narxismo che non e' certo basato su questa tua bella liberta' di odiare gente con la pelle diversa dalla tua o con la nascita diversa dalla tua?
Perche" questo che tu chiami pensiero altro non e' che grettezza e piccineria umana, della peggiore.
Sdoganare di nuovo il razzismo significa spostare le lotte sociali da un legittimo campo di rivendicazioni a un rancore sordo (e soprattutto e fondamentalmente stupido) rivolto verso classi di individui che diventano capri espiatori, vittime che una volta perseguitate e uccise lasciano la societa' e le persone che hanno agito in tal senso in preda a deliri suprematisti e idioti.
Bello sdoganare la merda, meno bello subirla o raccogliere i cocci.
In ogni caso e per precisaresul caso specifico informo che i razzismi prendono strane strade. Una parte dei maga sta attaccando israele per la morte di kirk e bibi ha dovuto dire che loro (che quanto a suprematsmo e razzismo.... lasciamo perdere) non c'entrano con l'omicidio di kirk. Sembra che kirk avesse una parte della base che nel suo suprematismo vedeva i figli di bibi come fumo negli occhi. Quindi si stava adattando (quando si dice suprematismo e razzismo si dice anche opportunismo, sempre) e sembra che non sia stata presa bene. Lo racconta Iannuzzi in una intervista al contesto. Questo per dire che chi di suprematismo e razzismo ferisce spesso delle stesse cose perisce o rischia di perire.
Tu no?
Spera di non incontrare un tizio nerboruto su cui eserciti il tuo razzismo e di 'discutere' con la tua dialettica stronza in un vicolo buio e da solo. Auguri, quella sarebbe una prova a cui sottoporre tutti i cosidetti pensieri razzisti, giusto per vedere la sintesi, mica altro.