Iniziativa delle lavoratrici e dei lavoratori delle Università italiane a sostegno del popolo palestinese
Gentili Rettori e Rettrici delle Università italiane, in qualità di lavoratrici e lavoratori delle Università italiane vi scriviamo questa lettera per chiederVi un posizionamento più deciso rispetto a quanto sta accadendo a Gaza e in Cisgiordania. Riteniamo che questo sia fondamentale per il nostro ruolo nelle istituzioni in cui lavoriamo o con le quali collaboriamo, i cui statuti sono ispirati ai valori costituzionali di ripudio della guerra che oggi, però, sono del tutto disattesi.
In tal senso,
PREMETTENDO CHE:
La corte Internazionale di giustizia (CIG) il 26 gennaio del 2024, in risposta alla richiesta presentata dal Sud Africa, ha emesso un’ordinanza nella quale si riconosce che vi è un rischio plausibile che Israele stia commettendo il crimine di genocidio a Gaza, e ha indicato sei misure cautelari urgenti atte a impedire che questo avvenga;
La Corte Internazionale di Giustizia (CIG) con il Parere consultivo No. 2024/57 del 19 luglio 2024 ha affermato che l’occupazione israeliana dei territori palestinesi viola le norme del diritto internazionale, concludendo che la continua presenza di Israele nei Territori palestinesi occupati è illegale;
La Camera preliminare della Corte penale internazionale (CPI) ha riscontrato fondati motivi per accusare il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex Ministro della Difesa Yoav Gallant di crimini contro l’umanità e crimini di guerra, e che di conseguenza la CPI a novembre del 2024 ha emesso i mandati di arresto nei loro confronti;
La Commissione d’inchiesta internazionale indipendente istituita dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite nel rapporto del 16 settembre 2025 conclude che le autorità e le forze di sicurezza israeliane hanno commesso e continuano a commettere quattro dei cinque atti previsti dall’articolo II della Convenzione del 1948 sul genocidio e che l’unica inferenza ragionevole è l’esistenza di un intento genocidario;
Gli eventi dell’ultimo periodo hanno confermato il processo genocidiario contro il popolo palestinese con un numero di vittime che, secondo fonti attendibili, risultano tra 70.000 e 80.000 dirette accertate e oltre 680.000 complessive stimate in costante aumento per la strategia dell’indurre la morte per fame, sete e mancanza di cure mediche; e che di questi morti, per stessa ammissione del governo israeliano, più dell'80% sono civili - come documentato dal “Guardian” a partire dai dati dell’IDF -, di cui la maggioranza sono giovani e bambini;
È in corso ormai l’operazione di occupazione totale di Gaza, che è il seguito di una strategia di cancellazione della popolazione palestinese sempre più evidente, coerente con il regime di colonialismo di insediamento e con il sistema di apartheid perpetrato nei Territori occupati. A tutto questo si aggiunge l’ultima decisione (agosto 2025) di Israele di costruire una nuova colonia che dividerà in due la Cisgiordania. In particolare, da tempo, il governo israeliano colpisce in modo sistematico le istituzioni della formazione e della cura in Palestina, scuole, università e ospedali, come dimostra una documentazione inattaccabile di numerose organizzazioni internazionali governative e non governative di tutto il mondo rispetto alla morte di tantissimi medici, giornalisti, docenti, artisti, tra i quali anche nostri amici e colleghi;
Le analisi mostrano il continuo e crescente scambio commerciale in materia di armi e investimenti bellici tra Israele e resto del mondo, tra cui paesi europei, Italia compresa, come si evince dall’ultimo report (30 giugno 2025) della relatrice speciale Onu Francesca Albanese, e dalla lunga serie di rapporti pubblicati dalle organizzazioni palestinesi per i diritti umani, senza interventi significativi da parte delle Università pubbliche rispetto specificamente al dual use e alla sempre maggiore applicazione della ricerca scientifica in ambiti bellici;
A questo scenario le Università europee reagiscono tardivamente e timidamente, spesso anche in maniera inconcludente. Ne è un caso evidente la gestione delle borse di ricerca Iupals, di fatto bloccate da una serie di richieste inaffrontabili per chi si trova in campo di guerra (compilazioni amministrative, corsi a distanza richiesti per l’apprendimento della lingua e così via), ma soprattutto rese inapplicabili dal governo israeliano che controlla unilateralmente le frontiere e non lascia uscire neanche i palestinesi che abbiano ottenuto i regolari visti dai paesi in cui si devono recare;
Di fronte, quindi, alla congiuntura storica in cui le istituzioni europee e gli strumenti del diritto internazionale e umanitario mostrano debolezza, inerzia e connivenza allarmanti;
Di fronte alla normalizzazione del genocidio in corso;
Di fronte alla resistenza in atto del popolo palestinese e di coloro che in prima persona continuano a impegnarsi per la vita a Gaza, e raccogliendo l’invito di docenti palestinesi che, con diverse lettere aperte ai colleghi di tutto il mondo, hanno chiesto con forza il sostegno alle istituzioni dell’istruzione e della formazione in Palestina, poiché le comunità stanno cercando di organizzarsi per mantenere viva tale formazione e opporsi alla politica di cancellazione;
Visti gli esiti limitati avuti dai numerosi appelli, tra cui la lettera aperta alla CRUI scritta da un gruppo di accademici e accademiche italo palestinesi, e le mobilitazioni di rete importanti – a partire dalle iniziative della rete RUP – già realizzati da ricercatori\trici accademici e non, così come le conseguenti prese di posizione di Atenei e singoli dipartimenti;
Appoggiando le altre forme di mobilitazione all’interno delle università, di sciopero sindacale e più in generale le forme di mobilitazione della società civile, compresa l’importante azione della Global Sumud Flotilla per rompere l’assedio di Gaza,
INDICIAMO UN’AZIONE DI DISOBBEDIENZA CIVILE E DI SCIOPERO DELLA DIDATTICA “ALLA ROVESCIA”
Modificheremo quindi il regolare svolgimento delle attività didattiche del primo semestre 2025-2026, mettendo al centro delle lezioni – in vari modi e in collaborazione con le studentesse e gli studenti – l’attuale genocidio in corso e le possibili forme di resistenza ad esso.
Gli obiettivi di questa azione di disobbedienza civile e di sciopero della didattica “alla rovescia” sono quelli di ottenere che i Rettori/le Rettrici e i Senati accademici degli atenei italiani si impegnino affinché:
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Siano RESCISSE le relazioni e le collaborazioni delle Università italiane CON IL GOVERNO E LE ISTITUZIONI PUBBLICHE E PRIVATE ISRAELIANE, poiché boicottaggio, disinvestimento e sanzioni – in questo caso, sulla scia della legacy della protesta palestinese – restano strumenti politici pacifici importanti, che possono svolgere una pressione fondamentale nell’evoluzione dei conflitti e aiutare le forme esterne e interne di dissenso;
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Siano INTERROTTI progetti e ogni forma di collaborazione delle Università italiane con ENTI e IMPRESE implicati direttamente o indirettamente nell’industria bellica, sia nella produzione che nel mercato delle armi, intraprendendo una riflessione più seria e profonda sulla demilitarizzazione degli spazi della conoscenza;
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Sia stabilito un FONDO AD HOC di collaborazione nella docenza e nella ricerca in grado di SOSTENERE IL SISTEMA DI ISTRUZIONE PALESTINESE, ormai fortemente a rischio, attraverso un programma dedicato di collaborazione scientifica, con l’ideazione e l’applicazione di forme di scambio plurime, a sostegno materiale e immateriale dell’istruzione scolastica di tutti i livelli e di tutti i soggetti della società civile palestinese, che in questo momento lottano per conservare e implementare la propria produzione culturale. In questo quadro di collaborazione, si richiede un forte sostegno affinché le possibilità di mobilità delle studentesse e degli studenti palestinesi di ogni ordine e grado siano chiaramente garantite;
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Sia esercitata un’azione concreta in materia di MOBILITY JUSTICE, cioè una pressione diretta e sostanziale della Crui sulle istituzioni italiane preposte, quali la Farnesina, affinché persone palestinesi impegnate nell’ambito culturale e della ricerca - studiosi\e, ricercatrici\tori, studenti\esse, scrittori\trici, intellettuali in senso ampio, e così via - in possesso di borse di ricerca specifiche di vario genere e\o di inviti da parte delle università italiane, anche grazie alla collaborazione con la società civile, possano effettivamente muoversi. Chiediamo un canale universitario per tutti\e, che comprenda diverse fonti di finanziamento. E chiediamo che per l’ottenimento effettivo di tali forme di ospitalità siano sospese le richieste gravose e quasi impossibili da rispettare quali la frequenza a distanza di corsi di lingua e simili incombenze, del tutto inappropriate per il momento storico.
COSA SIGNIFICA ADERIRE A QUESTA AZIONE DI DISOBBEDIENZA CIVILE E DI SCIOPERO DELLA DIDATTICA “ALLA ROVESCIA”?
Le lavoratrici e i lavoratori metteranno in atto una serie di azioni tra le quali:
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DEDICARE UNA PARTE DELLE LEZIONI all’approfondimento e al dibattito con le studentesse e gli studenti sul genocidio in corso e sui temi ad esso connessi dal punto di vista storico, politico, culturale e sociale;
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SOSTITUIRE IN PARTE IL REGOLARE SVOLGIMENTO DELLE PROPRIE LEZIONI con SEMINARI APERTI NELLE PIAZZE e\o in altri luoghi pubblici, all’interno dei quali si discuta di quanto sta accadendo a Gaza e nei Territori occupati, creando una RETE NAZIONALE di eventi in comune e di autoformazione aperta a tutte e a tutti;
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INIZIARE le LEZIONI CON LA COMUNICAZIONE DEI MOTIVI DELLA PROPRIA ADESIONE all’azione di disobbedienza civile e di sciopero alla rovescia, ciascuno secondo contenuti e linguaggi ritenuti più adatti (anche il silenzio), e compresa la lettura di questo documento;
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SOSTENERE altre MOBILITAZIONI E SCIOPERI CHE VERRANNO PROMOSSI;
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ORGANIZZARE con le proprie studentesse e i propri studenti ATTIVITÀ di sensibilizzazione quali FLASH MOB serali, ecc., in forte collaborazione con le associazioni della società civile e i movimenti studenteschi.
Speriamo che questa iniziativa spinga le istituzioni dentro le quali operiamo a prendere una posizione più netta di contrasto e condanna del genocidio perpetrato dallo stato di Israele nei confronti della popolazione palestinese, senza la quale le istituzioni universitarie verrebbero meno al loro ruolo e al loro mandato, al rispetto dei valori costituzionali e del diritto internazionale, rendendosi a loro volta complici e conniventi.