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sfero

La libertà al di là della retorica della libertà

di Andrea Zhok

external content.du9uv64Ieri, stremato dall’ennesimo scempio argomentativo ascoltato nell’ennesima discussione su Green Pass e dintorni avevo pensato di provare a redigere (di nuovo) una sorta di vademecum con domande e risposte, magari solo per un senso di ordine mentale. Tuttavia ho l’impressione che siamo oramai andati oltre il livello in cui questo livello di ragioni poteva avere preminenza. Se non hanno attecchito a sufficienza da due mesi a questa parte, oramai siamo arrivati ad un livello ulteriore.

Sul piano di merito al di là dei mille argomenti di dettaglio in cui ci si può perdere, per stabilire l’illegittimità del Green Pass nella sua versione italiana bastavano due argomenti, semplici, e che chiunque avesse fatto un minimo sforzo di approfondimento poteva acquisire subito.

Per definire sul piano scientifico l’illegittimità del GP basta stabilire che:

1) anche i vaccinati contagiano;[1]

2) nessuno è nella posizione di garantire la piena sicurezza dei preparati da inoculare ora in uso.[2]

Non ci voleva assolutamente niente altro. Ed entrambi i punti sono accertati al di là di ogni possibile dubbio (vedi un po’ di riferimenti in nota).

Il primo punto elimina alla radice la presunzione di dover “tenere alla larga” il non inoculato in quanto potenzialmente lesivo (in effetti non godendo della protezione del farmaco il non inoculato è più facilmente la parte lesa.)

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ilpungolorosso

Sull’assalto neo-fascista alla Cgil, il prima e il dopo

di Tendenza internazionalista rivoluzionaria

assalto alla cgil1. A differenza della vulgata di stato e dell’anti-fascismo democratico (o di stato), la protesta di sabato 9 a Roma ha due aspetti che non coincidono: l’attacco neo-fascista alla sede della Cgil, la grossa folla dei manifestanti.

Che l’attacco fosse preordinato, è ovvio. Sia stato preordinato solo da Forza Nuova o no, l’essenziale è che è stata attaccata la sede della Cgil, non quella di Confindustria o del governo, i due poteri che hanno voluto e imposto il “green pass”.

Perché questo bersaglio? Di sicuro per approfondire la divisione tra i lavoratori iscritti a Cgil Cisl e Uil, in larga maggioranza aderenti al programma di vaccinazione, e i lavoratori non vaccinati, molti dei quali non sindacalizzati. Il “green pass” è il mezzo escogitato dal governo Draghi per spingere questi lavoratori alla vaccinazione così da eliminare ogni intralcio alla “ripresa” e per attizzare la divisione tra lavoratori vaccinati e non vaccinati, attribuendo ai padroni la potestà di licenziare anche per ragioni “sanitarie”. Nell’indicare la Cgil come prima responsabile di questa odiosa misura non sanitaria, i falsari di Forza Nuova hanno cercato di rendere ancora più profondo il solco tra proletari vaccinati e non vaccinati tracciato dal governo.

Ma il disegno politico che li ha portati in questa direzione va ben oltre il contingente della pandemia e del no al “green pass”. Forza Nuova, Casa Pound e altri gruppi della galassia neo-fascista, ciascuno con le sue proprie particolarità, puntano a raccogliere consensi, inquadrare e indirizzare in senso reazionario quelle componenti sociali, anche proletarie, che la crisi globale nella quale siamo immersi ha bastonato e gettato allo sbando, riempiendole di paure per il presente e per il futuro, e di risentimenti nei confronti di chi da tempo li ha abbandonati e traditi.

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ilrovescio

Un prospettiva sulle mobilitazioni contro il Green Pass a Trieste

di alcune compagne e compagni di Trieste

Riceviamo e diffondiamo:

foto865fgPremessa

Scriviamo questo contributo per provare a mettere nero su bianco l’esperienza che stiamo facendo da aprile, ed in particolare nell’ultimo mese e mezzo, all’interno del movimento contro il Green Pass a Trieste, sperando possa essere utile per il dibattito.

Si tratta di un percorso che, per quanto ci è noto, ha acquisito una serie di specificità che lo differenziano da alcune altre piazze calde nel resto d’Italia, o che perlomeno lo smarcano da una lettura univoca, soprattutto adottando un punto di vista militante. Dopo i recenti fatti romani, infatti, è ritornata ad imporsi su tutto il movimento contro il lasciapassare verde l’ombra di un’egemonia fascista o comunque la sua interpretazione come un fenomeno piccolo borghese, assimilabile alle piazze dei commercianti per le riaperture, organizzate nell’ultimo anno e mezzo.

Qua a Trieste, invece, abbiamo intravisto e attraversato delle potenzialità nuove, che danno forma ad un movimento per certi versi assimilabile ai gilet jaunes francesi, con una forte connotazione di classe e ben distante dalle derive destrorse che dominano la narrazione mediatica. Non si tratta di negare l’esistenza – in potenza – anche di queste derive, ma al contrario di aprire la complessità di questo movimento, senza ridurla ad un ammasso confuso di pulsioni egoiste, facile preda di gruppi neofascisti e della destra aperturista.

 

Nascita

Dalla primavera del 2021, e per tutta l’estate, si sono susseguite a Trieste diverse piazze che hanno messo in discussione la “verità sui vaccini” e finanche l’esistenza stessa – o la nocività – del virus Sars-Cov2. Diffuse prevalentemente tramite messaggi nelle chat, queste manifestazioni sono state organizzate, di volta in volta, da gruppi come il Movimento 3v (partito nato per opporsi agli obblighi vaccinali che proprio qua a Trieste ha visto il miglior risultato alle recenti elezioni comunali, guadagnando il 4,5 % dei voti – anche se con affluenza bassissima del 45%), o dall’Associazione Alister, storico presidio locale impegnato nella critica ai vaccini.

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perunsocialismodelXXI

Allarme son fascisti

di Piotr

210250298 08dd2145 3085 46af 8083 1a57ff0e896eAnche l'Huffington Post e il Corriere della Sera, pur adusi a lanciare gridolini alla groupie a beneficio del governo Draghi, se ne sono accorti.

Ecco il vicedirettore dell'Huffington Post:

«A una settimana dal voto, la protesta, entrata in sonno nelle urne, si è rovesciata nelle strade. [...] Diciamoci la verità: una parte del dibattito pubblico, che chiama in causa classi dirigenti e intellettuali, si è illusa del ritorno alla “normalità”, come se tutto fosse finito, in un’orgia di retorica sulla “ripartenza” che oscura il dato di fondo di questa crisi. E cioè che la pandemia non è l’inceppo di un motore da riaccendere, ma la devastazione di un paese da “ricostruire”, con fatica: economicamente, socialmente, moralmente.»

Questo invece è Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera:

«Ma accanto a queste abituali presenze, è comparso qualcosa di diverso. In strada, pronte a fronteggiare i celerini in tenuta antisommossa, c’erano persone a viso scoperto, uomini e donne non più giovani che gridavano esasperati, immobili e quasi indifferenti al getto degli idranti. Presenze quasi “spiazzanti” per chi deve resistere e se del caso caricare. […]  A sostegno, o a rimorchio, di chi potrebbe fomentare e strumentalizzare i disordini c’è una parte di popolazione — minoritaria, ma capace di cambiare volto ai raduni — decisa a non arrendersi alle decisioni del governo. Persone che hanno poco o niente a che fare con le frange violente conosciute, ma che evidentemente sono pronte alla sfida

 

1. Diecimila persone a Roma, cinquemila a Milano, mille a Belluno (Belluno!). E il martedì precedente quindicimila persone a Trieste. Numeri forniti dalle questure. Non passa giorno che migliaia di cittadini italiani non scendano in piazza per protestare contro il green pass draghiano.

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malacoda

L’uomo della necessità

di emmeffe

anankeanankeananke 239x300La relazione conclusiva di Carlo Bonomi all’assemblea nazionale della Confindustria del 23 settembre è uno di quei documenti che dovrebbero essere studiati per intero nei manuali di filosofia politica. Ci sono tre tipi di animali politici nella fauna italiana, scrive il Filosofo: l’Uomo della Provvidenza, l’Uomo della Possibilità, infine c’è l’Uomo della Necessità.

L’Uomo della Provvidenza, come è noto, fu Benito Mussolini. In che senso incarnava la figura della Provvidenza? Nel senso che, alla società del periodo, la rivoluzione proletaria sembrava davvero alle porte, serviva un intervento miracoloso, anti-storico, per salvare la borghesia e schiacciare le rivendicazioni operaie. Bonomi finge di non ricordare il sostegno che la sua Confindustria diede all’ascesa del fascismo, schernendosi dietro all’affermazione anti-fascista: «mai più uomini della provvidenza»!

Gli «uomini del possibile» sono quelli che nascono da una società democratica che liberamente sceglie una o l’altra opzione politica. Dove è ancora possibile la scelta. Ma ai padroni non piacciono nemmeno loro, in quanto, spiega il Filosofo, hanno «un occhio sempre mirato al consenso di breve periodo», cercano di «evitare scelte coraggiose», temono eccessivamente «delusione e scontento». Sono «campioni mondiali di un’unica specialità»: «Il calcio alla lattina, il rinvio eterno al futuro di qualunque soluzione efficace».

Infine c’è Lui, l’Uomo della Necessità. «Ecco, Mario Draghi è uno di questi uomini, uomini della necessità». E parte la serenata. Il padrone si mette a recitare la parte del cortigiano, ricorda la lunga disonorata carriera del nostro Presidente del Consiglio, dalla Banca d’Italia al Financial Stability Board, fino ai nove anni al timone della Banca Centrale Europea. Lunga vita all’Uomo della Necessità:

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lacausadellecose

Sui fatti del 9 ottobre a Roma

Note a margine a Green Pass e libero arbitrio

di Michele Castaldo

51572427360 945f373142C’è un fatto nuovo che inquieta il mondo politico, in generale, ma quello di sinistra in particolare, che consiste nell’assalto alla sede nazionale e storica della Cgil di Corso d’Italia durante la manifestazione contro l’obbligatorietà del Green Pass, sabato 9 ottobre a Roma. Che si tratti di un fatto importante è fuori di dubbio. Un fatto che va inquadrato nella dinamica della nuova fase storica e non come codicillo del vecchio ciclo della storia d’Italia e con esso il processo di accumulazione capitalistica, altrimenti rischiamo di catalogare la storia come una coazione a ripetersi e sempre allo stesso modo. Anche perché – si noti il “paradosso” – i manifestanti di Roma hanno assalito la sede della Cgil di Roma mentre a Trieste e a Monfalcone i portuali hanno manifestato contro l’obbligatorietà del Green Pass con cortei e fumogeni, e notoriamente la Cgil è stato da sempre il sindacato con il maggior numero di portuali iscritti rispetto agli altri sindacati.

Sintetizziamo in poche parole gli assalti alle Camere del lavoro del periodo che avviò poi la presa del governo da parte del partito fascista nell’immediato primo dopoguerra del secolo scorso: la Cgil sosteneva le posizioni del Partito Socialista che appoggiava l’Urss contro l’isolamento internazionale che le forze imperialiste cercavano di attuare per strozzare sul nascere la rivoluzione in quel paese che poteva (secondo i migliori auspici degli ideali comunisti del momento) estendersi ad altri paesi. Sicché la lotta – una lotta vera – era tra due tendenze, una era quella che interpretava la necessità di una ripresa nazionale dell’accumulazione capitalistica con lo sguardo verso il nord Africa, mentre l’altra rivolgeva il proprio sguardo all’Internazionalismo proletario interpretato dal Partito socialista italiano che occhieggiava all’Urss e ai paesi rivieraschi del nord Africa ricchi di materie prime di cui l’Italia necessitava.

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giap3

Gli utili idioti neofascisti e il futuro delle lotte contro il «green pass»

di Niccolò Bertuzzi*

2021 attacco cgil ansa 1024x614[Riceviamo e pubblichiamo una riflessione a caldo sui fatti di Roma scritta dal sociologo Niccolò Bertuzzi, di cui abbiamo già segnalato alcuni articoli. Di nostro aggiungiamo: ci sono mobilitazioni cittadine contro il lasciapassare in cui i fascisti sono stati emarginati nelle piazze e cacciati dalle assemblee, come è giusto, come vuole il minimo della decenza. È un dato di fatto, questa mobilitazione è molto differenziata e decentrata. Questo è al tempo stesso il suo limite e la sua forza. Ci sono situazioni arretrate in cui i discorsi sono confusi e ambigui, dai cortei partono slogan e canti a nostro avviso ripugnanti e i legami col mondo del lavoro sono labili, e ce ne sono altre più avanzate e interessanti, come quella di Trieste, dove sono attivi collettivi di compagne e compagni, il deprecandissimo ex-leghista ed ex-forzanovista Fabio Tuiach è stato allontanato dall’assemblea cittadina e, soprattutto, la lotta contro il lasciapassare si fa forte del protagonismo dei lavoratori del porto. Sicuramente nemmeno lì è tutto rose e fiori, ma il conflitto, almeno per ora, sembra dispiegato lungo la giusta linea di frattura. Vale la pena tenere d’occhio quel che succede nella città ex-asburgica. Ora: non è detto che Trieste debba essere per forza l’eccezione, la “stranezza”, e Roma la regola, la “normalità”. Forse la situazione romana – che pure, come nota Bertuzzi, non corrisponde in toto alla narrazione mainstream di queste ore – è meno rappresentativa e più peculiare di quanto sembri. Una delle varie malattie dello sguardo da cui dobbiamo curarci è un certo “romacentrismo” propugnato dai media. Come abbiamo detto più volte, ogni problema o questione si capisce meglio dai confini, dalle estremità, e peggio dal “centro”. Quando la realtà viene osservata solo dal “centro” e riportata a forza alla logica del “centro”, il suo resoconto diventa narrazione tossica. In questo caso, la narrazione tossica «chi è contro il green pass è fascista» serve a ostacolare l’evoluzione della lotta, serve a ostacolare chi i fascisti vuole allontanarli. Detto questo, buona lettura. WM].

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lacausadellecose

Mimmo Lucano: parliamone per favore

di Michele Castaldo

unnamed984du78Sui media italiani ha fatto un certo “clamore” la sentenza di primo grado nei confronti di Mimmo Lucano da parte del tribunale di Locri che ha addirittura raddoppiato le richieste dell’accusa. Poi però la questione è stata subito accantonata per trattare d’altro. È invece il caso di una riflessione appropriata, perché ricca di spunti su una questione molto importante come quella sull’immigrazione e il rapporto con essa da parte dei militanti di sinistra e di estrema sinistra che per essa si spendono.

Diciamo subito che c’è da più parti molta ipocrisia sulla questione e sbrogliare la matassa è abbastanza complicato proprio perché dietro una cortina fumogena molto spessa si nasconde la vera questione che è rappresentata dalla nuova tratta dei lavoratori di colore che arrivano e vengono da più parti fatti arrivare in Europa e – nello specifico - in Italia, che servono come

l’aria per respirare al nostro capitalismo in crisi per la produzione di merci nei confronti della concorrenza asiatica, oltre che per tentare di risalire la china di un pauroso calo demografico; altro che italianità e stupidaggini simili.

La sentenza che condanna Mimmo Lucano a 13 anni e 2 mesi di reclusione, oltre alla restituzione di centinaia di migliaia di euro alle casse dello Stato, è stata commentata, dunque giudicata, in “due” modi, pur trattandosi di un’unica sentenza. Il che la dice lunga sull’uso della legge che “è uguale per tutti”. Ribadiamo ancora una volta, anche in queste note, che i giudici non sono di destra o di sinistra, ma sono degli asserviti a un sistema imperniato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Sicché è un non senso parlare di equità e menare scandalo per una addirittura superiore a quella di certi delitti per mafia. La mafia è funzionale al processo dell’accumulazione, tanto è vero che c’è stata una trattativa con essa da parte dello Stato, che non costituisce reato”.

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lafionda

Crisi pandemica e intellettuali, tra ristrutturazione e disgregazione capitalistica

di Sirio Zolea

una crisi di vecchia dataCon la pandemia di Covid-19, assistiamo a una crisi profonda che ha investito tutto il mondo globalizzato, sconvolgendone e riscrivendone in vario modo l’economia, la politica, i costumi. Al tempo stesso, anche la capacità di lettura della realtà da parte del ceto intellettuale si è trovata di fronte a grandi sfide, in un momento storico in cui, purtroppo, la mediocrità e il conformismo già avevano in massima parte conquistato i cuori e le menti del vertice culturale del Paese. In effetti, si sono viste ben poche riflessioni serie sulla fase che stiamo vivendo, con l’attenzione sempre catturata dalle problematiche contingenti di volta in volta più pompate dai media e gli intellettuali nel migliore dei casi (anche comprensibilmente) disorientati e nel peggiore ridotti al rango di acquiescenti giullari di corte. Eventi come grandi guerre e grandi epidemie contribuiscono a pari titolo a determinare il corso della storia umana, come un’opera di grande spessore come Armi, acciaio e malattie è lì a rammentarci. Con ogni probabilità, gli storici del futuro studieranno questo convulso momento e cercheranno di raccapezzarcisi, distinguendone gli elementi di contraddizione principali da quelli secondari. Per una valutazione storica fredda ed esauriente, ci si dovrà rassegnare allo sguardo retrospettivo che potrà permettersi l’umanità (speriamo, prospera e felice!) tra qualche generazione. Ma questo non ci impedisce di cercare sin d’ora alcuni spunti che aiutino a gettare qualche sprazzo di luce e di comprensione sul cammino oscuro del mondo occidentale ai tempi del Covid.

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coniarerivolta

Roma: l’attacco del profitto al trasporto pubblico non è finito

di coniarerivolta

bus austeritaQuasi tre anni fa, nel novembre 2018, i cittadini romani vennero chiamati a esprimersi tramite referendum sulla possibile liberalizzazione e privatizzazione dell’azienda del trasporto pubblico locale Atac. Con un’affluenza molto bassa il referendum consultivo non ottenne l’effetto politico voluto dai suoi promotori, ma la spinta liberista che lo aveva animato è viva e vegeta e segnerà, con ogni probabilità, le scelte di politica del trasporto pubblico romano nei prossimi mesi. Da molti anni le politiche di affidamento alla logica del mercato dei servizi pubblici sono divenute un pezzo costitutivo della politica economica di impronta neoliberista. Sotto la scorta della retorica del pubblico inefficiente e delle imprese pubbliche carrozzone indebitate fino al collo, in numerosi ambiti dell’economia si è avanzato a tappe forzate verso forme di parziale o totale privatizzazione, liberalizzazione e deregolamentazione. Dopo aver scientemente sottofinanziato le aziende pubbliche non consentendone una gestione all’altezza dei bisogni dei cittadini e costringendole ad un’elevata esposizione debitoria, si sono potute facilmente montare campagne mediatiche sull’inefficienza delle gestioni pubbliche in quanto tali e la conseguente necessità dell’intervento benefico dei privati.

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lalternativace

Lettera dagli “Studenti contro il Green pass”

green pass passaporto vaccino 2Condivido, in tutti i sensi, la lettera inviata ai parlamentari dagli “Studenti contro il Green pass”. La considero molto ben argomentata e utile ad approfondire un dibattito che altrove (nei media, in parlamento, nelle formazioni sociali) è degenerato nella banale semplificazione e nella sciatta demonizzazione. L’appello degli studenti più avvertiti ci aiuta a inquadrare il problema della gestione della sindemia e delle sue incombenti drammatiche ripercussioni sulla vita democratica del nostro Paese. [Pino Cabras]

* * * *

Onorevoli parlamentari,

Siamo un numeroso gruppo di studenti universitari creatosi in seguito all’estensione del Green Pass alle università, ci trovate sulle piattaforme col nome di “Studenti contro il Green Pass”.

Come sapete, il 6 settembre si discuterà la conversione in legge del decreto legge n. 105/2021, concernente la certificazione Covid-19 in merito alla sua estensione ai luoghi della cultura, dello svago, della ristorazione, e, nel prossimo futuro, del decreto legge n.111/2021 riguardante l’estensione alle scuole, alle università e ai trasporti a lunga percorrenza.

Come universitari, studenti di discipline sia umanistiche che scientifiche, da subito ci è parsa evidente la natura violenta e discriminatoria della misura.

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lacausadellecose

Green pass e libero arbitrio

di Michele Castaldo

greenimpasse3Grande è il disordine sotto il cielo, diceva Mao, e capire diventa sempre più complicato, mi viene da aggiungere, perché nella sinistra, anche quella che ama definirsi estrema, ci si arrovella senza venirne a capo, non per cattiva volontà dei singoli ma perché mancano gli strumenti necessari per poterlo fare; si procede perciò a tentoni sbandando a volte un poco a destra e spesso un poco a “sinistra”, ovvero verso posizioni nell’alto dei cieli dell’individualismo. Cerchiamo perciò di mettere i piedi per terra, sapendo che dobbiamo ragionare con quelli che in carne e ossa sono il popolo, cioè masse informi che vivono sotto leggi precise e obbligate, quelle del modo di produzione capitalistico e delle regole politiche e sociali che esso detta. Questo dovrebbe essere – almeno – un corretto rapporto di chi si rifiuta di riconoscere nel capitalismo l’unico mondo possibile e aspira al suo superamento, alla sua caduta, al suo crollo, alla sua implosione e cosi via.

Ora, il modo di produzione capitalistico vive su leggi semplici: produzione e consumo; aumento della produzione e del consumo; e ancora aumento della produttività e dei consumi di ogni tipo di merci, comprese le merci della sanità sia di quelle inanimate che di quelle animate, cioè infermieri, medici e scienziati al servizio della salute del popolo.

Il capitale, cioè quell’impersonale meccanismo che ingloba nel suo processo innumerevoli funzioni finalizzate, comunque, all’estrazione del massimo profitto, pena la sua decadenza, ha interesse a che la giostra continui sempre a girare e possibilmente sempre più veloce.

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linterferenza

Beni comuni e/o beni pubblici. Le molteplici culture politiche del nuovo corso del M5S

di Gerardo Lisco

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

cubedduIn questa estate torrida hanno tenuto banco sui media due tipi di notizie: i miracoli compiuti da Draghi e cioè la vittoria della nazionale di calcio, le quaranta medaglie alle Olimpiadi di Tokio fino ad una presunta crescita del PIL che dovrebbe raggiungere, addirittura, il 6%, e le polemiche ad arte, come quella alimentata da Durigon, finalizzate ad occultare i temi economici e sociali che interessano la carne viva degli italiani. Mi riferisco allo sblocco dei licenziamenti, alla riforma delle pensioni voluta dalla Fornero e da Monti, alla riforma degli ammortizzatori sociali con il passaggio dal welfare al workfare, al PNNR del Governo Draghi privo di una visione nazionale capace di tenere insieme i mezzogiorni d’Italia.

Insomma da mesi i media stanno costruendo una bolla mediatica che, più prima che poi, si sgonfierà e, proprio come è successo all’indomani della fine del governo dell’altro taumaturgo Monti, lascerà sul terreno morti e feriti: nel senso che vedremo ancora una volta politiche economiche di privatizzazione dei diritti sociali, crescita del divario tra aree sviluppate del Paese e aree arretrate (che non sono solo a Sud); politiche di “austerità espansiva”, crescita della disuguaglianza sociale, precarizzazione del lavoro e, con esso, dell’esistenza.

Al netto della bolla mediatica qualcosa di interessante su cui riflettere, però, c’è stata: mi riferisco all’ufficializzazione di Giuseppe Conte a capo del M5S.

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cumpanis

Sul Movimento 5 Stelle

di Alessandro Testa

"Reputiamo che il M5S sia, come il materialismo storico ci insegna, il frutto naturale e spontaneo di una specifica situazione venutasi a creare in un’Italia frastornata dal crollo del PCI, da Mani Pulite, dal berlusconismo e dall’ipocrita farsa della “sinistra” rappresentata dal PD"

Foto di Grillo articolo di A.Testa sui 5 StellePremessa

Nello stagnante panorama politico italiano degli ultimi vent’anni, caratterizzato dalle sempiterne e ipocrite manfrine del “partito unico liberista”, è indubitabile come il Movimento 5 Stelle segni un momento di discontinuità importante e degno di un’analisi approfondita, che cerchi di individuare le ragioni profonde della sua nascita e del suo successo ma anche quelle della sua tumultuosa evoluzione e degli innegabili segnali di “mutazione genetica”, e persino di incipiente sgretolamento, che esso sta manifestando da qualche tempo.

Il Movimento 5 Stelle, fedele alla nota frase impropriamente attribuita a Renè Descartes “Natura abhorret a vacuo”, ha senza alcun dubbio avuto il merito di colmare quel vuoto che la politica italiana ha scavato così profondamente nel corpo sociale, pervaso da disillusione, disinteresse, sfiducia e ira nei confronti di tutto ciò che odori anche lontanamente di “partito”.

Perciò, giova ripeterlo, più che di irrisione e demonizzazione quello di cui ci sarebbe davvero bisogno è lo spassionato sforzo di analisi e comprensione che queste brevi righe si propongono forse immodestamente di sviluppare, nella speranza di aprire un dibattito che sia fecondo di confronti dialettici e arricchimento comune per chi interpreta la politica non come mero gioco di potere ma come massima espressione del sentire sociale dell’essere umano.

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cumpanis

Green pass: il banchiere del diavolo ha un piano: divide et impera!

di Fabio Pasquinelli*

Le strategie del governo bio-politico del capitale nel contesto dell’emergenza sanitaria

Immagine quarto editoriale sui green pass di F. PasquinelliQuando mi è stato chiesto di scrivere in merito alle politiche di contrasto dell’epidemia di COVID-19 in Italia, lo ammetto, ho avuto qualche perplessità, dovute alla complessità della questione e alle ricadute sociali, prima ancora che politiche, relativamente all’informazione manipolata su questo tema. Come tutti i miei concittadini ho vissuto un lungo periodo di solitudine, sofferto problemi economici per nulla attenuati dalle misure assistenziali attuate dai governi Conte e Draghi, riflettuto su ciò che mi è stato confusamente e contraddittoriamente comunicato dalle fonti governative, dagli organismi tecnico-scientifici e dai mass media. Persino i dati, i numeri, devono essere interpretati in ragione della scelta discrezionale di chi ne attua la raccolta e la diffusione, in ragione di come sono stati elaborati, scelti e qualificati. Il tema è, pertanto, delicato e non sarò certamente io a possedere la verità. Anche per questa ragione, avendo cura di informarmi (un minimo) senza pregiudizi, di conoscere a grandi linee la differenza tra vaccini a vettore virale e vaccini a nanoparticelle RNA messaggero, ho deciso di sottopormi, consapevolmente, a questa importante sperimentazione vaccinale, che sta testando su larga scala una terapia derivata da anni di ricerche scientifiche e finalizzate alla prevenzione e alla cura di malattie genetiche e oncologiche.

Dai primi risultati della campagna vaccinale possiamo trarre alcune utili informazioni che, per quanto ancora parziali, potremmo definire confortanti: il numero degli effetti collaterali a breve termine sui vaccinati è minimo e la terapia previene l’insorgere di sintomi; ovvero, quando non dà una copertura ottimale sulle varianti, mette comunque al riparo da patologie gravi nella maggior parte dei casi. Tuttavia, non produce immunità di gregge così come ci era stato prospettato in precedenza, in quanto anche le persone vaccinate possono essere infettive verso gli altri, né più né meno dei non vaccinati asintomatici.