Fai una donazione
Questo sito è autofinanziato. L'aumento dei costi ci costringe a chiedere un piccolo aiuto ai lettori. CHI NON HA O NON VUOLE USARE UNA CARTA DI CREDITO può comunque cliccare su "donate" e nella pagina successiva è presente (in alto) l'IBAN per un bonifico diretto________________________________
- Details
- Hits: 205
La politica contraddittoria degli Usa e dell’Ue verso la Russia
di Alessandra Ciattini
Usa e Ue condannano la Russia di Putin e minacciano di piegarla, riducendola in miseria. Purtroppo per loro, la realtà fattuale e gli stessi meccanismi del sistema economico dominante impediscono l’effettiva rottura con il paese euroasiatico, straordinariamente ricco di risorse. Inoltre, se questo avvenisse, per l’Europa, vaso di coccio tra vasi di ferro, sarebbe il disastro che già si sta delineando.
Il passato 28 agosto è uscito un interessante articolo sulla CNN, a firma di Laurent Kent, sul commercio tra Usa ed Europa da un lato, e Federazione Russa dall’altro, che nonostante vari anni di guerra, continua imperterrito e ammonta a svariati miliardi di dollari. Naturalmente, non avendo sbocchi al mare, né Ungheria né Slovacchia possono fare a meno del petrolio russo, che arriva loro attraverso l’oleodotto via terra Druzhba (Amicizia), bombardato in varie occasioni da Zelensky, e, pertanto, restano nel 2025 i maggiori importatori di questa risorsa energetica.
Come è noto, il grande Trump ha raddoppiato i dazi all’India, portandoli al 50%, con lo scopo dichiarato di castigare il paese asiatico per aver sostenuto la Russia nella guerra in Ucraina, mantenendo in piedi questa per lei vantaggiosa relazione commerciale. Da parte sua, l’India ha correttamente sostenuto di essere stata ingiustamente punita, dal momento che molti altri paesi continuano a commerciare tranquillamente con il paese di Putin, dichiarando che avrebbe varato “dazi secondari”. Dopo aver banchettato nel castello di Windsor con i soliti straricchi, Trump è tornato a invitare gli europei a smettere di comprare il petrolio e il gas russi e a sanzionare chi li compra, ossia soprattutto Cina e India, con le quali l’Ue non può assolutamente non mantenere convenienti relazioni commerciali.
- Details
- Hits: 195
L'intuizione di Alexander Dugin. Il 3 settembre e il Morto Occidente
di Carlos X. Blanco
C'è una solida intuizione nel pensiero di Alexander Dugin: la Russia, pur essendo una parte essenziale dell'Europa, non ha altra scelta che rivolgersi all'Asia e unirsi a essa.
Chi può negare l'idea che la Russia faccia parte dell'Europa? Chi confuterà che l'Europa non è nulla e non sarebbe mai stata nulla senza la nazione russa?
L'ho spesso espresso nei miei scritti, ad esempio nel mio articolo "I due imperi", scritto come prologo all'opera classica di Walter Schubart, L'Europa e l'anima dell'Oriente (Fides, Tarragona, 2019). A Occidente, la Spagna ha trattenuto le orde afro-asiatiche che cercavano di sprofondare l'Occidente cristiano in un'ecumene esclusivamente islamica. La Spagna è stata il baluardo contro l'Islam per più di dieci secoli (otto di Reconquista e almeno altri due di sorveglianza nel Mar Mediterraneo). Ciò che il Regno delle Asturie e León fece dal 722 in poi. Si espanse geograficamente con l'Impero asburgico spagnolo nell'età moderna: una difesa o katechon (un concetto biblico, che ha origine nella Seconda Lettera ai Tessalonicesi, e che descrive una forza o un potere che trattiene l'uomo dal peccato e dal trionfo finale del male, ritardando così l'Apocalisse e la fine del mondo) contro l'atroce e inarrestabile ascesa dell'eresia protestante, che non fu altro che il preludio al liberalismo, al nichilismo e al capitalismo odierni, ideologie e forme materiali di dissoluzione della cultura classica, cattolica e umanista. E una difesa contro il Turco.
Il katechon spagnolo in Occidente era simmetrico allo stesso katechon russo in Oriente. Ciò che passò da Roma a Oviedo, León e Madrid, lo spirito di un Impero di contenimento di fronte al Male, era analogo allo spirito di Bisanzio (la Seconda Roma), che passò anch'esso a Mosca (la Terza Roma). La sostanza spirituale trasmessa era quella di un Impero katechonico che pose fine alle orde turche o tartare e allo stesso tempo salvò la cultura classica, il cristianesimo (ortodosso) e l'umanesimo, adattandoli ai popoli slavi e alle altre popolazioni asiatiche circostanti.
- Details
- Hits: 231
Kirk, bufale e boomerang
di Paolo Di Marco
Ci risiamo! Continuano a prenderci per idioti…
1- La versione ufficiale-FBI- dell’assassinio di Kirk sembra un film di Ridolini: il colpevole dichiarato, Tyler Robinson, arriva in macchina sotto l’edificio perfetto per il tiro, parcheggia e sale sul tetto con un enorme Mauser, invisibile ma supposto infilato smontato nello zainetto di 40×50 (??). Sul tetto si cambia (!sic), monta il fucile col cacciavite, spara un colpo solo mortale su Kirk che è di fronte a lui a 150m, smonta il fucile col cacciavite- che però dimentica lì, si cambia di nuovo (?!serve a far tornare i conti con le telecamere), scende dal tetto col fucilone nello zainetto (sempre invisibile), corre in vista della gente parcheggiata, si infila in un boschetto dove lascia il fucile montato (?senza il cacciavite che era rimasto sul tetto, con su il suo DNA, ma con intorno uno straccio che ha sempre il suo DNA-ma non il fucile); riprende la macchina, guida 300 miglia, appena arrivato a casa confessa tutto sui social, dove scrive anche dichiarazioni d’amore strampalate a un suo amico, poi confessa tutto al padre -che viene dichiarato ex poliziotto ma invece è imprenditore edile; il padre lo consegna subito all’FBI e incassa la taglia da un milione. E il colpevole è subito in prima pagina con l’FBI trionfante.
Possiamo pensare che questo pasticcio mal riuscito sia dovuto al fatto che il nuovo FBI di Patel sia pasticcione e incompetente come il suo direttore, ma conviene andare a vedere i fatti da vicino.
- Details
- Hits: 125
Dal Tevere al Giordano: Gaza chiama Roma risponde
di Militant
L’indiscutibile riuscita della piazza di ieri ha relegato, almeno per il momento, ogni manovra da “piccolo cabotaggio” che aveva caratterizzato il movimento di solidarietà per la Palestina nel passato, generando una grande giornata di mobilitazione che ha esondato tutti i soggetti organizzati di movimento. Questo è stato possibile grazie a una straordinaria mobilitazione delle coscienze di fronte a un genocidio in corso e al rigetto della complicità totale e asservita di ogni singolo governo occidentale all’infame colonizzazione sionista.
La generalizzazione dello sciopero di ieri, che più che uno sciopero dei soli lavoratori, almeno a Roma, è stato uno sciopero sociale e politico “per Gaza” è un chiaro segnale per tutto il movimento che si batte al fianco della Resistenza palestinese in questo paese.
Il virtuosismo delle piazze del 22 settembre crediamo sia stato possibile principalmente grazie alla capacità che è stata dimostrata da larghi settori di movimento di intercettare il sentimento dominante nella società italiana rispetto alla questione palestinese – una diffusa solidarietà che trova paragoni solo episodici con altri paesi europei. A questo va sommato il sempre più profondo processo di scollamento tra la società italiana e il Palazzo, che vede la stragrande maggioranza della popolazione su sentimenti “filo-palestinesi” e “contro il massacro”, mentre il governo italiano segue inesorabilmente la parabola sionista ritrovandosi sempre più chiaramente in una condizione di isolamento.
- Details
- Hits: 171
La funzione dell’URSS nel benessere collettivo occidentale
di Andrea Balloni
Fantasmi
Il fantasma dell’Unione Sovietica ha aleggiato per settant’anni sull’Occidente capitalista, togliendo il sonno ai grandi accumulatori di ricchezze che hanno dovuto confrontarsi costantemente con un esempio diverso di economia che non fosse necessariamente ed esclusivamente quella del “laissez faire” e del profitto privato.
La Rivoluzione Russa e la nascita di uno Stato comunista grande territorialmente e pieno di risorse furono un episodio che sfuggì al controllo della storia; qualcosa che non fu possibile arginare da parte dei ceti dominanti, colti di sorpresa. E tuttavia contro questo episodico esperimento sociale e politico, fu fin da subito scatenata una guerra totale e via via più raffinata; una guerra ibrida portata in profondità, fatta di propaganda e manipolazione del pensiero, boicottaggi, spionaggio, minacce e di guerra reale ove, dall’Asia al Sudamerica, si presentassero nuovi esperimenti di emancipazione delle masse lavoratrici, finché…
…il 25 dicembre 1991 venne abbassata definitivamente la bandiera rossa sul Cremlino: il grande capitale aveva vinto sul sogno socialista. La lotta di classe era finita e, come ebbe a dire Warren Buffett, “L’hanno vinta i ricchi”1. Il capitalismo trionfante dimostrava l’inadeguatezza della prassi economica comunista alla guida delle nazioni e per il benessere dei popoli.
- Details
- Hits: 119
L'Asse russo-cinese apre la rotta marittima del Nord
di Giuseppe Masala
Varsavia chiude il confine con la Bielorussia bloccando il flusso di merci che dalla Cina arriva in Europa con la ferrovia e immediatamente la Cina risponde aprendo la Rotta Marittima del Nord che abbrevia ancora di più i tempi e i costi di trasporto dalla Cina all'Europa. Uno vero smacco per i filo atlantisti!
L'effetto politico-economico dello strano sconfinamento di droni russi nei cieli polacchi è stato certamente la chiusura del confine tra la Polonia e la Bielorussia. E' bene ricordare, innanzitutto che il confine polacco è peraltro un confine che delimita sia i territori sotto la “protezione” della Nato e soprattutto un confine anche dell'area economica retta dall'Unione Europea. Ed è proprio questo aspetto a rendere la decisione di Varsavia di rilevanza internazionale se non mondiale. Infatti la rotta “continentale” che le merci cinesi utilizzano per arrivare fino ai mercati europei passa proprio tra la Bielorussia e la Polonia dopo aver attraversato il Khazakistan e la Russia.
Quello di qui si parla è uno snodo vitale del commercio euroasiatico e in particolare per i produttori cinesi, ciò in considerazione del fatto che il 90% del traffico merci ferroviario tra Cina ed Europa passa proprio per il confine bielorusso-polacco e che sul piano economico-finanziario ha un valore di 25 miliardi di dollari che è peraltro in forte e costante crescita, sia come volumi che come impatto finanziario (Il corridoio nel 2024 ha rappresentato il 3,7% di tutto il commercio UE-Cina, rispetto al 2,1% dell’anno precedente).
- Details
- Hits: 182
Dove siamo?
di Giorgio Agamben
All’inferno. Ogni discorso che non parta da questa consapevolezza è semplicemente privo di fondamento. I gironi in cui ci troviamo non sono disposti verticalmente, ma disseminati nel mondo. Ovunque gli uomini si associano, producono inferno. I gironi e le bolge sono dappertutto intorno a noi, che riconosciamo, come nei caprichos di Goya, i mostri e i diavoli che li governano.
Cosa possiamo fare in quest’inferno? Non tanto o non solo, come diceva Italo, custodire una parcella di bene, quello che nell’inferno non è inferno. Poiché è stata anch’essa, tutta o in parte, contaminata – in ogni caso no te escaparas. Piuttosto fermati, taci, osserva, e, al giusto momento, parla, spezza la cortina di menzogne su cui riposa l’inferno. Perché lo stesso inferno è una menzogna, la menzogna delle menzogne che impedisce il varco al non inferno, al lietamente, semplicemente, anarchicamente esistente. Al mai stato che l’inferno ogni volta ricopre col suo stato, come se non ci fosse altra possibilità al di fuori delle bolge e i gironi in cui ti hanno già sempre necessariamente iscritto. Sii tu il punto, la soglia in cui lo stato viene meno, in cui sorgivamente sbuca il possibile, la sola vera realtà. Il pensiero non consiste nel realizzare il possibile, come i demoni ti invitano a fare, ma nel rendere possibile il reale, nel trovare una via di uscita dall’ineluttabilità dei fatti che l’ideologia dominante cerca di imporre in ogni ambito – e innanzitutto nella politica.
- Details
- Hits: 350
La fine dell’illusione democratica
di Thomas Fazi
Per gentile concessione dell’editore pubblichiamo la prefazione del libro di Paolo Botta, Cos’è lo Stato. Capitalismo, democrazia e socialismo del XXI secolo (Rogas, 2025), in uscita oggi. Buona lettura!
Esistono libri che cambiano per sempre il modo in cui guardiamo la realtà, costringendoci a rimettere in discussione concetti che ritenevamo assodati. Il libro di Paolo Botta è, a mio avviso, uno di quei libri. Il tema è lo Stato, inteso non come sinonimo di Paese ma come apparato statuale. Un tema apparentemente ostico, ma in realtà – come dimostra l’autore – centrale in quasi ogni aspetto della nostra vita, da cui discende tutto: la politica, l’economia, la società, la cultura. Il punto di partenza è la consapevolezza che «le nostre conoscenze sullo Stato sono da considerare ancora troppo ristrette, sia sul piano disciplinare che su quello di una visione complessiva». Una consapevolezza che, al termine della lettura, difficilmente il lettore potrà non condividere.
Come spiega Botta nelle primissime pagine: «Il presente contributo non ha avuto come finalità prioritaria quella di esaminare in maniera astratta o normativistica il concetto di Stato, anche se in alcuni passaggi si è proceduto a chiarire la natura giuridica e politica dello stesso, ma di definire secondo un approccio realistico le sue caratteristiche oggettive che si manifestano nelle sue performance strategiche in interazione in primis con la società e l’economia». In altri termini, il libro non si muove sul terreno delle astrazioni teoriche o delle speculazioni accademiche, ma su quello di un’analisi rigorosa e scientificamente fondata, che ambisce a cogliere le dinamiche reali del potere statale così come si manifestano nei contesti concreti: nei rapporti sociali, nei meccanismi economici, nei conflitti geopolitici. È questo approccio empirico e strutturale che conferisce al testo la sua forza esplicativa e la sua rilevanza politica.
Il libro si apre con un’analisi della perdurante centralità dello Stato. Contro la vulgata secondo cui, negli ultimi decenni, lo Stato sarebbe stato progressivamente marginalizzato o reso obsoleto dai “mercati” e da dinamiche globali e sovranazionali, l’autore mostra come in realtà esso rimanga un’istituzione assolutamente centrale nella vita politica ed economica.
- Details
- Hits: 236
Palantir, un sistema per la privatizzazione dello Stato
di Franco Padella
Guerre e politiche securitarie poggiano su sistemi operativi, in primis su Palantir, società di Peter Thiel e Alex Karp diventata fondamentale nei teatri di guerra in corso, per la caccia ai migranti negli Usa. Dopo la visita di Trump a Londra si estende in Uk. Con un piedino in Italia.
I conflitti contemporanei, dall’Ucraina al Medio Oriente, si stanno rivelando essere sempre più guerre digitali, dove l’Intelligenza Artificiale e le capacità di elaborazione dati diventano elementi decisivi sul campo di battaglia. Non si combatte più solo con armi fisiche: informazioni, dati interconnessi e algoritmi avanzati formano ormai un vero e proprio sistema operativo della guerra moderna. E’ il controllo dei flussi informativi a determinare il successo delle operazioni con la stessa – se non maggiore – importanza della potenza di fuoco tradizionale.
In questo scenario, le Big Tech, tradendo le loro originarie narrative di beneficio per l’umanità, si sono posizionate velocemente in prima linea per sfruttare le opportunità offerte dalle tensioni globali, mettendosi pesantemente in corsa per inserire le loro capacità di Intelligenza Artificiale e di calcolo nella gestione dei conflitti, siano essi di tipo geopolitico o di controllo sociale a uso interno. Un’operazione pervasiva che invade non solo gli ambiti securitari e bellici, ma anche settori che fino a poco fa erano dominio esclusivo degli Stati nazionali.
Mentre i riflettori mediatici restano focalizzati sul ristretto gruppo FAMAG (Meta, Apple, Microsoft, Amazon, Google), note per le nostre interazioni quotidiane, è un’altra azienda, mediaticamente “minore”, a rappresentare un’alternativa tanto silenziosa quanto potente: Palantir Technologies. Poco visibile rispetto alle altre, si è già profondamente integrata con gli apparati di sicurezza e di guerra americani, ed è molto avviata nella stessa direzione in tutto l’Occidente. A differenza delle altre, Palantir preferisce rimanere in penombra: non vende se stessa al pubblico, non fa pubblicità. Vende potere. Potere dato in uso a Stati e governi, potere di prevedere, di controllare, di dominare. E facendo questo, in qualche modo, diventa essa stessa Stato.
Gemelli diversi per uno stesso potere
- Details
- Hits: 209
La decisione che cambia gli equilibri geopolitici in Medio Oriente
di Giuseppe Masala
Pakistan e Arabia Saudita firmano un patto difensivo scalzando di fatto gli USA dalla posizione di Dominus del Medio Oriente. La Cina guadagna posizioni nell'area avendo di fatto un'alleanza militare con Islamabad. Lentamente ma inesorabilmente il mondo multipolare sta vedendo la luce
Uno degli effetti più dirompenti causati dalla guerra “contro tutti” scatenata da Israele dopo gli attentati terroristici del 2023 è che si è diffusa nel mondo arabo la percezione che nessuno possa sentirsi al sicuro. Ciò vale anche se si tratta di paesi formalmente difesi dagli stessi Stati Uniti o da altri paesi occidentali.
Abbiamo visto infatti che, nel corso di questi terribili anni in Medio Oriente Israele ha bombardato la Siria, il Libano, lo Yemen, l'Iran e il Qatar. Ad aver generato il massimo scalpore nel mondo arabo sono stati i bombardamenti in Iran, che detiene delle forze armate molto forti dotate peraltro di un temibile arsenale missilistico e, naturalmente, l'attacco al Qatar, alleato di ferro americano in Medio Oriente, tanto da ospitare l'importante base aerea di Al-Udeid dove ha sede la US Combined Air Operations Center, Da notare peraltro, che questa base americana in Qatar fu bombardata come rappresaglia anche dall'Iran quando prima Israele e poi gli USA bombardarono i siti nucleari iraniani.
- Details
- Hits: 292
L’ottavo fronte
di Enrico Tomaselli
Il giornalista statunitense Max Blumenthal ha felicemente definito così la guerra ibrida che Israele sta conducendo negli Stati Uniti, e che – per il momento – è essenzialmente incentrata sulla propaganda, ovvero sul controllo dei media. Gli USA sono l’insostituibile retrovia dello stato ebraico, senza il cui appoggio – economico, militare, politico e diplomatico – semplicemente scomparirebbe entro pochi mesi. Il controllo di questa retrovia, pertanto, è una questione vitale per Israele. Sino a ora, era stato possibile esercitarlo essenzialmente attraverso le lobbies sioniste in nord America – che sono due: una, quella rappresentata principalmente dall’AIPAC, costituita dai maggiori rappresentanti della comunità ebraica, ed un’altra, costituita da quelle chiese evangeliche che vedono in Israele una tappa fondamentale verso l’avvento di una nuova era di dio. E la seconda, da tempo, è non meno importante della prima. Queste due lobbies hanno sinora agito fondamentalmente su due livelli, il foraggiamento delle campagne elettorali (a qualsiasi livello) di esponenti politici decisamente schierati per Israele, e la diffusione di una narrativa che accomunerebbe i due paesi non solo per via di una comune radice culturale (quella giudaico-cristiana, che tanto piace anche a molti politici europei), ma anche per una presunta sovrapponibilità dei reciproci interessi strategici.
- Details
- Hits: 174
La nuova resistenza a Usrael? Non solo memoria, ma utopia sperimentale
di Alessio Mannino
Dalla mia postazione con fucile a tappo, prendo spunto da un recente post di Andrea Zhok, una delle poche menti libere in circolazione, per suggerire al lettore una critica. “Oggi la vera, principale, essenziale resistenza”, sostiene il filosofo, “è la memoria, memoria che per rimanere vitale deve essere rielaborazione, e che deve rimanere strettamente legata ad una richiesta di giustizia inflessibile. Chi oggi non può sconfiggere il male, domani non deve dimenticarlo”. Zhok conclude così un denso e, in sé, del tutto condivisibile ragionamento che prende le mosse da una presa d’atto: la vittoria su tutta la linea, in questa fase, dei due veri Stati-canaglia che minacciano oggi l’umanità, Stati Uniti e Israele. E la minacciano, anzi la violentano nel senso di schiacciarne e renderne impotente l’attributo che rende umano un essere umano: la capacità di trattenere dall’oblio il ricordo del male. In questo caso, dell’arbitrio sfacciato con cui Usrael, il blocco a guida dell’Occidente, fa carne di porco non solo dei più elementari princìpi di dignità, ma direi proprio anche di quei sentimenti civili in antico sintetizzati nella parola pietas. Siamo giunti a un grado di empietà talmente sfacciata che su questa china perfino il concetto orwelliano di bipensiero, ovvero ritenere valide e associare due cose opposte – cioè per esempio chiamare “liberazione degli ostaggi israeliani” la pulizia etnica e l’occupazione della Striscia di Gaza – risulterà non più calzante. E tuttavia, salvare e tramandare ciò che è avvenuto non può bastare.
- Details
- Hits: 182
Sistemi, belief systems, indipendenza, libertà di parola
di Il Chimico Scettico
https://youtu.be/ZO5u3V6LJuM
Considerazioni generali: negli anni ben pochi hanno fatto caso alla licenza Creative Commons sull'home page di questo blog: non commerciale - non opere derivate- unported. In soldoni significa che da questo blog non ho mai incassato un centesimo. Qualcuno mi ha fatto notare che questo è del tutto atipico nel contesto dell' "economia digitale". Non me ne può fregare di meno. Continuo a vivere tranquillamente della mia professione.
Per questo motivo ho francamente provato fastidio per le pubblicità e i product placement nei video di Sabine Hossenfelder. Ma mi sono tardivamente reso conto che lei, a causa di quel che dice, non ha più né una carriera né una professione.
E questo fatto da solo dovrebbe far pensare.
In poche parole oggi chi da dentro un sistema prende una posizione critica o divergente rischia l'espulsione dal sistema stesso con le relative conseguenze, tra cui la perdita del lavoro e delle affiliazioni.
Quando ciò avviene in ambito scientifico dimostra il fatto che larghi settori di molte discipline hanno gettato alle ortiche il metodo galileiano (non accettano la falsificazione) per trasformarsi in un sistema autoreferenziale e autogiustificato. un' ideologia, un sistema di credenze o meglio, in inglese, un belief system.
- Details
- Hits: 402
"Così ci prepariamo a resistere"
Intervista esclusiva all'analista politica venezuelana Carolina Escarrá
a cura di Carlos Aznárez, Geraldina Colotti
Nel nostro programma settimanale, “Abre Brecha Venezuela”, abbiamo avuto il piacere di ospitare Carolina Escarrá, un'intellettuale venezuelana con un curriculum impressionante che include una vasta esperienza in ambito accademico, diplomatico e giornalistico. Oltre a insegnare in diverse università, Carolina è parte del vicerettorato di ricerca della UICOM, l'Università Internazionale della Comunicazione diretta dalla rettrice Tania Díaz. Politologa e consulente per diverse istituzioni, è attualmente la direttrice della Scuola di Formazione Integrale Dottor Carlos Escarrá Malavé dell'Assemblea Nazionale (EFICEM), una scuola dedicata a suo padre, un eminente giurista venezuelano. Ecco la versione ampliata dell'intervista.
* * * *
Benvenuta, Carolina, ad "Abre Brecha". Come sai, questo è un programma il cui obiettivo principale è difendere la Rivoluzione Bolivariana e, soprattutto, renderla visibile in questi momenti così difficili, non solo per il Venezuela ma per il mondo intero. Volevamo iniziare chiedendoti, alla luce della grande aggressione che il Venezuela sta subendo da parte degli Stati Uniti, come vedi la risposta del popolo venezuelano e della sua direzione rivoluzionaria, che non ha perso tempo nel "prendere il toro per le corna" e affrontare l'aggressione per quello che è realmente: una provocazione di grandi dimensioni, nonostante molti cerchino di minimizzare ciò che sta accadendo.
Prima di tutto, grazie per l'invito. È un onore per me partecipare a questo programma.
- Details
- Hits: 514
Cosa si pensa nel resto del mondo?
Xinhua intervista Vladimir Putin
Se si guarda con un minimo di distacco emotivo il panorama dell’informazione occidente – quella italica è un caso di morte cerebrale ormai conclamato – ci si accorge subito che ciò che accade nel resto del mondo è sostanzialmente ignorato. Almeno fin quando non ci si inciampa sopra.
Peggio ancora, non sappiamo praticamente nulla di quel che si pensa – e come, e perché lo si pensa – al di fuori degli ormai ristretti confini dell’area euro-atlantica.
L’ammissione involontaria arriva dagli stessi gazzettieri-propagandisti che riempiono i media nostrani con titoli come “cosa c’è nella mente di Putin”, “cosa vuole Xi Jinping”, e naturalmente tutti gli altri che preoccupano appena meno.
Non possiamo garantirvi una copertura completa o sistematica, ma cominciamo a darvi qualche informazione in più, grazie in questo caso a Silvana Sale che ha tradotto un’intervista di Xinhua a Vladimir Putin, fatta poco prima della grande parata del 3 settembre per l’80esimo anniversario della vittoria sull’invasore giapponese.
Come dovrebbe esser noto, non è un personaggio che ci stia particolarmente simpatico (è salito ai vertici con Eltsin, quando veniva distrutta l’Unione Sovietica), ma forse è più attendibile sapere cosa pensa detto da lui piuttosto che attendere le invenzioni degli “indovini” spiaggiati nelle redazioni del Corriere o di Repubblica.
- Details
- Hits: 329
Effetti culturali dell’economia neoliberista V
di Luca Benedini
(Quinta parte – Neoliberismo, dinamiche psicologico-emotive e vita relazionale: prima metà del discorso, con un approfondimento sulla naturalità della filosofia dialettica)*
Osservazioni e riflessioni a tutto campo su dipendenze, proiezioni, dualismi,
sfasature tra i sessi e forme di venerazione sociale di cosiddetti leader
carismatici, tanto più nell’attuale mondo dominato dall’ideologia neoliberista
Prima di inerpicarsi nei vari aspetti di una possibile integrazione tra il “socialismo scientifico” marx-engelsiano e le forme di esperienza, di pensiero e di movimenti alternativi più congrue, profonde e costruttive che si sono sviluppate nell’ultimo centinaio d’anni (integrazione che è stata delineata nella quarta parte del presente intervento), appare opportuno – e per molti versi intrinsecamente necessario – approfondire nel loro insieme una serie di tematiche psicologico-emotive e relazionali che riguardano il modo stesso in cui viviamo e in cui, più in particolare, affrontiamo le varie situazioni e circostanze nelle quali ci veniamo a trovare.
Naturalmente, anche i modi in cui affrontiamo i vari temi che ci si presentano nell’ambito della vita sociale possono essere profondamente influenzati da tali tematiche, benché si tratti di un argomento che è rimasto praticamente escluso dal “cielo della politica” sia durante il ’900 che in questo inizio di secolo: un’esclusione che è avvenuta non certo per caso, ma per tutelare le ambizioni personali e le tendenze ideologiche che – con pochissime, rare e solo parziali eccezioni – hanno drammaticamente predominato nella politica in tutto questo periodo, impoverendo molto pesantemente il lato umano, relazionale e intimamente democratico della politica stessa (lato che invece dovrebbe essere fondamentale in qualsiasi società che al suo interno intenda limitare fortemente il classismo e i suoi tipici effetti umanamente devastanti o che, addirittura, sia orientata esplicitamente al superamento di qualsiasi forma di classismo).
- Details
- Hits: 220
Russia, Cina e la rotta dell’Artico
di Fabrizio Casari
La compagnia di navigazione Haijie Shipping Company ha inaugurato ieri il progetto artico cinese, denominato China-Europe Arctic Express. Si tratta di una connessione di navi portacontainer tra l’Estremo Oriente e l’Europa, lungo una rotta commerciale che attraversa l’Oceano Glaciale Artico invece dell’Oceano Indiano. Il China-Europe Arctic Express sarà operato dalla nave Istanbul Bridge, capace di trasportare 5.000 container per viaggio. Salpando dal porto di Quingdao (a nord di Shanghai), avrà come possibili destinazioni Felixstowe in Gran Bretagna, Rotterdam, Amburgo e Danzica.
La rotta riduce della metà i tempi di percorrenza (18 giorni invece di 28 passando per Suez) e i costi di consegna delle merci rispetto alle autostrade marittime che passano dall’Oceano Indiano fino al Mediterraneo. E tra i vantaggi di questo passaggio a nord-ovest sono c’è il fattore sicurezza: si evitano Mar Rosso e Canale di Suez, costantemente sotto la minaccia della pirateria e una rotta sicura riduce fortemente i costi assicurativi, oltre a quelli gestionali.
Benché al momento la rotta artica sia navigabile solo per alcuni mesi all’anno, gli scienziati cinesi e russi prevedono che a causa dello scioglimento dei ghiacci e della cantieristica navale specialistica, sarà sempre più navigabile.
La fase sperimentale procede a buon ritmo: il Centre for High North Logistics, un istituto norvegese che monitora la navigazione nei mari dell’estremo Nord, ha già registrato tra giugno e agosto il passaggio di 52 navi tra Vladivostok e San Pietroburgo.
- Details
- Hits: 300
I baltici gridano al lupo (russo) per non perdere i dollari di Washington
di Gianandrea Gaiani
Allarmi per sconfinamenti quotidiani nei ristretti corridoi aerei del Baltico spacciati per attacchi aerei russi, le consuete (si tengono ogni 4 anni) esercitazioni Zapad tra russi e bielorussi presentate come una minaccia d’invasione contro cui erigere fortificazioni reticolati, campi minati, trincee e cavalli di Frisia.
La febbre bellica che attraversa la regione baltica coinvolgendo Estonia, Lettonia e Lituania questa volta non sembra dovuta solo alla tradizionale sensibilità anti-russa che anima le classi dirigenti di queste nazioni che peraltro esprimono ben tre dei più importanti commissari dell’Unione Europea.
Persino un osservatore attento e ben documentato, ma non certo tacciabile di “putinismo”, come il generale Leonardo Tricarico (già capo di stato maggiore dell’Aeronautica), ha rilevato ieri sul quotidiano “Il Tempo” che “è ormai la regola che eventi rientranti altrimenti nell’ordinaria quotidianità vengano ingigantiti nei loro contenuti negativi, caricati di significati eccessivi, in una irresponsabile gara a chi sia più convincente nel descrivere le prospettive nefaste dei vari accadimenti”.
Dietro gli allarmismi esagerati dei baltici e le richieste di attivare articoli 4 (e presto 5?) della NATO e di ricevere maggiore sostegno militare dagli alleati potrebbe nascondersi in realtà il timore di perdere presto gli aiuti militari gratuiti e il supporto militare degli Stati Uniti.
- Details
- Hits: 328
Prepariamoci alla guerra
di Il Rovescio
Mentre i nostri occhi pieni di orrore sono per forza di cose puntati su Gaza, le cancellerie d’Europa – in testa la Commissione europea – sembrano fare di tutto per far precipitare la guerra contro la Russia. Nel giro di neanche un mese, abbiamo assistito alla reintroduzione della leva militare in Germania (al momento volontaria, ma con «opzione di obbligo» nel caso non si raggiunga un numero sufficiente di arruolati); al clamore mediatico – dal chiaro linguaggio bellicista – sull’incontro tra Putin, Xi Jinping e Kim Jong-un a Pechino; alla fake news sul sabotaggio mai avvenuto all’aereo di Ursula von der Leyen nei cieli della Bulgaria; alla circolare per la militarizzazione degli ospedali in Francia (seguìta in questi giorni da un’analoga disposizione in Italia) e, infine, all’episodio dei droni “russi” (virgolette d’obbligo, perché su questa notizia sono più i dubbi che le certezze) in parte caduti e in parte abbattuti dalla contraerea polacca all’interno dei propri confini. Nelle stesse ore in cui il governo della Polonia convocava i vertici della NATO attivando l’articolo 4 dell’Alleanza, Ursula von der Leyen, nel suo quinto discorso sullo stato dell’Unione Europea, pronunciava parole inequivocabili: «l’Europa deve combattere» all’interno di «uno scontro per il nuovo ordine mondiale basato sul potere», e rilanciava nuovamente la necessità di una «economia di guerra». Nello stesso discorso, Von der Leyen ha dichiarato anche che il massacro a Gaza «non è più accettabile» – come se lo fosse fino al giorno prima… – paventando delle «sanzioni parziali» contro Israele. A strettissimo giro, è cominciata la missione «Sentinella dell’Est», con lo schieramento di 40.000 soldati polacchi, nonché di sistemi d’arma della NATO (aerei da bombardamento, fregate, radar), sui confini russi e bielorussi, mentre viene ipotizzata una «no fly zone» sulla parte occidentale dell’Ucraina.
- Details
- Hits: 396
Alcune considerazioni su giustizia e libertà dialettica
di Andrea Zhok
La vicenda “Charlie Kirk” è meritevole di riflessione non tanto con riferimento al personaggio in sé, per cui personalmente, non essendo americano, nutro un modesto interesse, ma per ciò che le reazioni alla sua morte hanno consentito di scorgere.
Come ampiamente discusso nei giorni scorsi, una significativa fetta di persone con pedigree “progressista” o “di sinistra” ha espresso soddisfazione, comprensione o giustificazione per l’omicidio. Il filo del ragionamento in questi casi è stato, più o meno: “Era una persona orribile con opinioni orribili, dunque il mondo è un posto migliore senza di lui.”
Ora, non mi interessa qui entrare in una valutazione circa se o quanto il soggetto fosse davvero orribile, o non fosse magari vittima di maldicenze e fraintendimenti. Supponiamo pure per un momento che fosse davvero la persona orribile che taluni ritengono fosse.
Il punto di fondo è: rispetto a una persona con opinioni orribili, è GIUSTO metterla a tacere con la violenza? Notiamo che “metterla a tacere con la violenza” potrebbe anche non passare necessariamente per un omicidio. Potrebbe essere carcerazione, minaccia, ricatto, o altre forme di violenza.
Qui ci sono due livelli di argomentazione. La prima potremmo chiamarla “kantiana” e implica che è intrinsecamente sbagliato usare violenza contro un’opinione, per quanto pessima venga ritenuta.
- Details
- Hits: 451
Mai così al centro del mondo la Palestina, mai così in crisi Israele
Una, cento, mille flottiglie
di Fulvio Grimaldi
Come l'AntiDiplomatico annunciamo con grande piacere la ripresa dell'editoriale a settimana di un grande giornalista come Fulvio Grimaldi nel suo spazio "Attenti al Lupo". Pur restando profondamente convinti della nostra trasmissione presente tutti i giovedì sul nostro canale Youtube e aperti a un dibattito onesto e costruttivo sulla tematica, accogliamo con grande rispetto le critiche avanzate nel testo su "Radio Gaza"
Per suscitare una buona disposizione alla lettura di questo mio testo, lo introduco con un furto indecente alla testata “Sinistrainrete”, dove mi ha colpito una visione davvero originale del fenomeno “Flotilla”, nostro tema ordierno. Ve ne riproduco qui un capoverso. Poi scendiamo ai piani prosaici dell’articolo mio.
Global Sumud Flotilla: eterotopie di contestazione nello spazio liscio, di Paolo Lago
Le navi della flottiglia sono mitiche anche perché si spostano come le navi degli eroi antichi creatrici di storie…. Così, la Flotilla apre il nostro immaginario a un’idea di libertà, scava in profondità nel malato immaginario contemporaneo occidentale incasellato in vuoti e imposti schemi di pensiero dominati dall’indifferenza, colpisce e ferisce nel profondo il pensiero unico dell’Occidente capitalista… Flotilla è anche questo: un poema che apre nuovi squarci possibili al nostro immaginario, apre varchi di fuga e di resistenza all’irreggimentazione incasellante del pensiero.
Incominciamo. Mi corre l’obbligo… come direbbe colui a cui l’italiano pare bello com’era e come sarebbe senza la fregola di anglicizzarlo, al pari di cent’anni fa quando c’era, per figurare in società, quella di francesizzarlo.
Mi corre l’obbligo di parlare un tantino di me. Ma solo in quanto assurto – o disceso – al ruolo di uno cui è capitato di finire in prima fila, insieme alla sua compagna, in una batracomiomachia che ha imperversato per buona parte della stagione.
L’AntiDiplomatico è stato il campo di battaglia privilegiato in cui si è svolta la disputa, sia perché ospita alcuni dei contendenti più impegnati nella pugna, sia perché, per sue doti di saggezza, equilibrio e lungimiranza, all’un fronte come all’altro ha dato piena libertà di suonare le proprie trombe. Eliminando gli orpelli dialettici, si tratta di chi della Flottiglia Global Sumud ha una buona idea, e chi no; di chi della Palestina e Gaza ritiene di dover evidenziare i tratti umanitari imposti dalla condizione di atroce vittima, e chi ritiene urgente fare emergere l’essenzialità della sua natura politica e di resistenza combattente.
- Details
- Hits: 460
L’assassinio di Charlie Kirk: sgomento e caos di fronte al declino
di ALGAMICA*
L’assassinio di Charlie Kirk sopraggiunge in un momento di estrema tensione per la tenuta unitaria degli Stati Uniti d’America. Ricordiamo che Charlie Kirk è l’espressione di un movimento giovanile di massa organizzato, Turning Point USA, che confluendo nel MAGA costituisce l’ala giovanile del movimento della nuova destra liberista nazionalista. Conta più di 200 mila iscritti e attivisti. Fondata dallo stesso Kirk quando aveva 18 anni nel 2013, ha ricevuto negli anni cospicui finanziamenti milionari da diverse lobby economiche in particolare da quelle ebraiche americane. In sostanza non un personaggio qualsiasi, o un agitatore qualsiasi della nuova destra conservatrice americana. Bensì un leader politico a tutto tondo che incarna le necessità di compositi strati sociali della gioventù bianca, che sulla base delle quali fondano la loro azione, programma e organizzazione militante di massa. Viceversa, era il 14 giugno quando Melissa Hortman, parlamentare democratica per lo Stato del Minnesota, veniva assassinata insieme al marito e al cane da Vance Luther Boelter, un evangelico cristiano e antiabortista, che si era introdotto in casa fingendosi un poliziotto. In comune c’è l’avanzare della dialettica politica come politica della violenza, dunque l’assassinio per un movente politico, ma la scossa indotta dai due fatti è decisamente differente. L’assassinio di Kirk è un shock dirompente. La vittima è un vero pezzo da novanta nel panorama della politica nazionale americana, ma anche di quella occidentale, che accade in uno scenario altamente critico, nel quale e in particolare agli occhi dell’America bianca la coesione della nazione appare vicina ad andare in frantumi.
La Greatest Los Angeles fino a fine luglio è rimasta sotto controllo militare degli US marines e di migliaia di soldati della Guardia Nazionale, inviati per sedare le rivolte spontanee contro i rastrellamenti degli immigrati “irregolari” e a protezione delle operazioni di rastrellamento che proseguono al ritmo di 3000 al giorno in tutta la nazione.
- Details
- Hits: 497
Due potenti e un genocidio
di Paola Caridi, Tomaso Montanari
«Il Sommo Pontefice, Sovrano dello Stato della Città del Vaticano, ha la pienezza dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario». L’articolo 1 della Legge fondamentale dello Stato della Città del Vaticano esprime in forma ufficiale ciò che resta del potere temporale dei papi. È l’ultima traccia di quella doppia natura del papato, autorità religiosa e morale da una parte, signoria mondana dall’altra. Questa doppia natura, ci si è sempre chiesti, è coerente col comandamento del Signore circa l’essere «nel mondo, ma non del mondo», o invece non lega i successori di Pietro alla logica dei principati e dei regni, quelli che il diavolo promette a Gesù nelle tentazioni, ritenendoli suoi? In altre parole, il papa-sovrano che accetta la logica del potere mondano è il san Pietro che ama il Signore, o quello che lo tradisce?
A questa discussione secolare, papa Francesco aveva dato una risposta scardinante: quella della profezia. Un papa non secondo il mondo, ma secondo il Vangelo: capace di spiazzare ogni suo interlocutore perché la profezia e la potestà papale non avevano forse mai coinciso, nella storia bimillenaria della Chiesa. Il suo parlare era sì, sì, no, no: così contravvenendo alla prima regola del potere terreno, quella di una sistematica menzogna. Leone XIV non è, con ogni evidenza, un profeta: con lui il papato torna nell’alveo ordinario dell’esercizio del potere. Fin qui, purtroppo, nulla di strano: ‘strano’ era Francesco.
Ma l’udienza concessa al capo dello Stato di Israele, Isaac Herzog, non è ordinaria nemmeno per la tradizione spregiudicata del potere papale: non ha la prudenza né la saggezza. La bandiera israeliana nel cortile di San Damaso, gli onori militari resi dalla Guardia svizzera, la stretta di mano davanti ai fotografi, lo scambio dei doni, il tenore del comunicato stampa: ognuna di queste cose è uno scandalo (cioè, letteralmente, una pietra d’inciampo: specie per i cristiani). Perché Herzog rappresenta uno stato genocida: e papa Francesco – in sintonia con la scienza giuridica e la coscienza del mondo – chiamava ‘genocidio’ quello in corso a Gaza
- Details
- Hits: 369
Menzogne europee sulle due guerre
di Barbara Spinelli
Mentre la Commissione europea propone il 19° pacchetto di sanzioni contro la Russia, e continua a ripetere gli identici errori commessi in passato – armare ulteriormente l’Est della Nato e Kiev, in modo che Mosca si senta ancor più minacciata e prosegua la brutale offensiva in Ucraina – nulla di paragonabile accade sul fronte medio orientale, dove lo Stato d’Israele sta liquidando i palestinesi a Gaza, ed è pronto ad annettere quasi tutta la Cisgiordania oltre a Gerusalemme Est, occupate dal 1967.
Se si eccettuano Spagna e Irlanda, inflessibili con Netanyahu, alcune sanzioni europee sono suggerite, ma niente blocco dell’invio di armi. E niente esclusione da Horizon: le sovvenzioni a Israele del programma scientifico europeo ammontano a 100 milioni di euro, più 442.750 milioni per l’azienda militare Rafael. Sono contro l’esclusione Italia, Germania, Austria, Repubblica Ceca, Ungheria. Un video promozionale di Rafael mostra il drone Spike FireFly (pagato da noi europei) che colpisce un civile palestinese inerme.
La presidente della Commissione Von der Leyen ha proposto di sospendere parti del trattato commerciale (dazi su alcuni prodotti) e di sanzionare i ministri Smotrich, Ben Gvir e nove “coloni violenti” in Cisgiordania.
Lo aveva già fatto Biden nel febbraio e novembre ’24, sanzionando 33 coloni senza alcun successo. È improbabile che i coloni, Smotrich e Ben Gvir vadano in vacanza in Europa. Anche qui, come nel caso delle sanzioni contro Mosca, si adottano le stesse misure pensando che diano risultati diversi.
- Details
- Hits: 314
Un paese ridotto alla fame e alla guerra per un punticino in più di rating
di Sergio Scorza
L’agenzia statunitense di rating, Fitch, ha appena alzato il punteggio dell’Italia, portandolo da BBB (merda di cane) a BBB+(merda di vacca). Può sembrare una differenza minima, ma era dal 2021 che non succedeva. Tra le motivazioni principali c’è il fatto che il debito pubblico sta scendendo.
Ora, facciamo pure finta che Fitch non sia la stessa agenzia di rating accusata, insieme ad altre agenzie come Standard & Poor e Moody’s, di aver assegnato rating eccessivamente elevati a titoli finanziari legati ai mutui subprime, contribuendo così alla devastante crisi finanziaria del 2008 e prendiamo per buona(con riserva) questa ultima valutazione sui conti pubblici italiani. Ed, allora, chiediamoci: perché il debito pubblico italiano sta scendendo?
La risposta è quella che stanno dando anche alcuni economisti liberal-liberisti ed è la seguente: il debito pubblico italiano si è abbassato quasi esclusivamente grazie all’inflazione che si sta mangiando salari e stipendi.
In un paese come l’Italia, in cui lavoratori e pensionati pagano circa il 96,72% dell’IRPEF; un paese con i salari e gli stipendi più bassi dell’area UE e più magri di 30 anni fa 1; un paese con milioni di trattamenti pensionistici da fame (a proposito: che fine ha fatto la proposta del governo Meloni di portare le pensioni minime a 1′.000 euro?), a fronte di un inflazione che, da qualche anno ha ricominciato a viaggiare a due cifre, chi è che ha fatto aumentare in modo considerevole il prelievo fiscale? Ma certo, lavoratori e pensionati!
Page 1 of 609